Federico Dal Bianco *
Città d‘arte e del vino, chiamata “la perla del Veneto” per la sua armoniosa struttura urbanistica, Conegliano, grazie anche alla vicinanza con Venezia, era famosa già dal Medioevo per i suoi prestigiosi vini che venivano spediti in tutta Europa. Dalle vigne che inghirlandano la sue dolci colline, la città appare in tutto il suo fulgore, con la ricchezza delle sue straordinarie architetture medioevali e rinascimentali. Da due millenni capitale del vino, vanta la più antica Scuola Enologica italiana ed ora anche l’Università del vino. Qui nasce il Prosecco, un vino bianco fresco e fruttato, di grande piacevolezza, apprezzato in tutto il mondo.
Negli ultimi anni, intorno al Prosecco, si sono sviluppati molti fenomeni imitativi: ciò è comprensibile dato il successo del prodotto e la sempre maggiore fiducia e considerazione da parte dei consumatori. Tali fenomeni, difficili da monitorare e controllare, rischiavano di confondere operatori e consumatori sia in Italia sia all’estero, e di danneggiare uno dei prodotti più apprezzati dello “stile italiano”.
Per questo motivo, dopo un lungo lavoro, il 17 luglio 2009 è stato approvato dal Ministero il riordino del Prosecco che vede l’innalzamento dei controlli e delle garanzie e che sancisce un cambiamento radicale: Prosecco, infatti, non è più il vino ottenuto da un tipo di vite, ma diventa il vino di un preciso territorio.
L’azienda della mia famiglia nasce nel 1946 alle pendici dei Colli di Conegliano. Le viti sono allevate ininterrottamente da oltre duemila anni e le nostre vigne sono coltivate con criteri moderni che producono uve già selezionate in campagna per ottenere vini di alta e riconosciuta qualità. Negli anni abbiamo consolidato sempre più la nostra azienda arricchendola di nuovi vigneti, sia nelle colline di Conegliano che nelle terre del Piave. Ma tutto questo non basta.
Le evoluzioni del mercato internazionale del vino, quale conseguenza della trasformazione degli scambi per i cambiamenti della società, del settore distributivo, delle forme d’impresa e delle relative politiche di marketing, rendono necessario l’aggiornamento delle competenze gestionali di imprenditori e manager per il successo delle imprese vitivinicole del nostro territorio.
Personalmente da qualche tempo volevo condividere un’esperienza di alta formazione con altri imprenditori e professionisti del settore vitivinicolo ed enologico. Sentivo la necessità di affrontare la quotidianità del lavoro nella mia azienda potendo disporre di un bagaglio più ricco di conoscenze ricollegabili all’esperienze maturate da altri imprenditori del vino di qualità, provenienti anche da altri territori di diverse regioni italiane.
Mi sono così iscritto al corso di alta formazione in gestione delle aziende vitivinicole, organizzato e promosso dal CUOA con l’Accademia Italiana della Vite e del Vino. È stata un’occasione importante di approfondimento e di scambio. Tra i partecipanti si è creata una rete di collegamento e stimolo che reputo importante perché vive il tempo reale delle aziende e di chi vi lavora e può costituire un punto di riferimento e di aggregazione di saperi ed esperienze per il futuro.
Notevole e strategico l’apporto dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, per la profondità della cultura del vino, non solo a livello agronomico, ma anche storico e sociale. Il metodo proposto dal CUOA ha saputo affiancare alla teoria l’analisi delle buone pratiche maturate da grandi marchi del mondo del vino. Ma è stata la fase di elaborazione dei project work, attraverso il confronto con il sistema a rete del gruppo, che ha dato i frutti migliori, consentendo di definire un profilo condiviso sia negli obiettivi che nelle strategie indicate e richieste dalle prove interdisciplinari. Io che mi occupo di marketing, comunicazione e controllo di gestione ho trovato mille spunti di riflessione che, sono certo, potrò spendere in azienda, a fianco della mia famiglia.
* Responsabile Marketing, Masottina Conegliano