Federica Destro e Alice Munari *
In tempi di crisi, un’oculata strategia di ottimizzazione degli investimenti diventa una priorità assoluta. Per tutti. Prendiamo ad esempio due mondi apparentemente distanti come quello dell’impresa e della ricerca scientifica: se da un lato le imprese, per rimanere competitive sul mercato, lottano per riservare una parte delle risorse già scarse alla ricerca e sviluppo, dall’altra i ridotti finanziamenti pubblici costringono i centri di ricerca a cercare nuovi partner per sostenere i propri progetti.
La ricerca applicata diventa quindi l’anello di congiunzione tra due interlocutori con missioni molto diverse ma, più o meno coscientemente, appartenenti ad un’unica catena di valore: la filiera dell’innovazione. Il deficit di comunicazione tra i due è però evidente: solo il 17,8% delle aziende italiane che investe nell’innovazione (16,2% a Nordest) collabora con università o centri di ricerca (Fondazione Nord Est – Unicredit, 2011), e ciò inevitabilmente pregiudica l’efficienza di tale filiera. È proprio per avvicinare la domanda e l’offerta di innovazione che nasce il progetto Nordest Technology Transfer, un’iniziativa che si sviluppa nell’ambito della prima edizione di Trieste Next – Salone Europeo dell’Innovazione e della Ricerca Scientifica. NTT si propone di coprire l’ultimo miglio che separa gli innovatori dagli imprenditori interessati a diventare clienti delle loro scoperte e a collaborare alla prototipazione e industrializzazione delle innovazioni.
Come? Creando una piattaforma online che ne favorisca l’incontro (http://www.triestenext.it/progetti/nordest-technology-transfer/). I ricercatori “offrono” i risultati applicativi della loro ricerca, gli imprenditori “chiedono” soluzioni per le proprie esigenze gestionali.
I migliori progetti verranno inoltre presentati ad una platea di imprenditori e manager il prossimo 29 settembre, ore 11.00 al Teatro Verdi di Trieste, in presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera.
Il meccanismo su cui si basa l’iniziativa è quindi semplice quanto efficiente, come dimostra l’esperienza di successo di alcune realtà d’Oltreoceano. Chi scrive ha infatti trascorso alcuni mesi in uno dei cinque migliori uffici di trasferimento tecnologico degli Stati Uniti: lo University of Michigan Tech-Transfer Office. Attraverso lo studio delle pratiche implementate per la concessione di licenze e la creazione di spinoff universitari, abbiamo approfondito il complesso lavoro di intermediazione tra la realtà accademica e quella imprenditoriale presso il centro d’eccellenza americano. Essendo la patria dell’imprenditorialità universitaria gli USA hanno sviluppato, pur non senza difficoltà ma con buon anticipo rispetto alla realtà europea ed italiana, best practices considerabili da noi ora come punto di riferimento. Negli Stati Uniti, già a partire dagli anni ‘70 è aumentata la competizione tra gli accademici per i finanziamenti governativi e questo li ha spinti a cercare il supporto dell’industria. Tale tendenza è stata peraltro incoraggiata dal governo che in molti casi fa dipendere il proprio supporto dalla collaborazione con l’industria e concede agevolazioni fiscali alle imprese che investono nella ricerca accademica.
L’Italia, con iniziative come Nordest Technology Transfer, prova a seguire questi passi, e anche noi, con le lezioni che abbiamo portato a casa dal Michigan, diamo il nostro contributo per migliorare la competitività delle imprese e del territorio.
* Federica Destro, PhD Candidate in Economia & Management all’Università di Padova; Alice Munari è laureata in Economia e Direzione Aziendale all’Università di Padova.
Entrambe hanno lavorato per alcuni mesi all’UM Tech-Transfer, ufficio di trasferimento tecnologico d’eccellenza dell’Università del Michigan.