Sandra Zanobini *
Per chi vede “da fuori” il metodo Lean, è spesso incomprensibile il senso di ogni azione, a volta addirittura c’è la sensazione di creare disordine, quindi l’esatto contrario: ad esempio, pulire un’area per sporcarne un’altra, minimizzare le scorte all’interno dei reparti produttivi, che risultano puliti, asettici, fluidificati, ma al di fuori, regna il solito caos: magazzini stracolmi, disordinati.
Per chi, invece, conosce bene la Lean e ne ha verificato i vantaggi applicativi è facile comprendere che questo succede perché ne è stata applicata solo una parte. Il più e il meglio, soprattutto per la parte legata al rapporto con i clienti e con i fornitori, non è stato implementato.
Accade, inoltre, che l’imprenditore o il manager abbiamo aspettative elevatissime verso i fornitori, ad esempio che la qualità di quanto forniscono sia quella richiesta e che quella qualità venga fornita in tempo, esattamente nella quantità ordinata. In realtà, il fornitore consegna secondo accordi con il cliente. È il cliente che educa il fornitore, se a lavorare bene o a lavorare male, dipende dalle scelte e dalle occasioni di ambedue. Tutto questo ha a che fare con la selezione dei fornitori, con il loro monitoraggio e con la loro continua ottimizzazione, che adesso impone una riflessione anche sulla loro condizione di aziende Lean.
C’è stato un tempo in cui le grandi aziende hanno scelto di lavorare sui (o con i) fornitori per far arrivare la loro qualità a un livello accettabile e poi ottimale. Alcune hanno fatto il primo passo, altre poi hanno seguito. Adesso, a distanza di anni, i risultati si vedono. Anche se il livello non è uniforme e non in molti casi da noi si può parlare di eccellenza.
La prossima frontiera, già praticata altrove (qui poco), sarà lavorare con fornitori Lean. A costi ragionevoli, con un livello di qualità ottimale, secondo un modello logistico fluido, puntuale e specifico. Lo squeezing del fornitore non sarà più sostenibile, già adesso c’è ben poco da strizzare; ma sostenibili dovranno essere le performance attese dal cliente in termini di prezzo, qualità e puntualità/flessibilità. Ed è qui che entra in gioco la Lean.
Nel migliore dei casi, i Supplier Developers (evoluzione degli storici SQA o SQE) si concentreranno sul supportare e condurre i fornitori verso l’applicazione della Lean; nel worst scenario, i fornitori non Lean saranno semplicemente eliminati.
La direzione è tracciata. E il mercato rema con forza.
Ma cosa vuol dire ‘fornitore Lean’?
Non esiste uno standard a cui riferirsi per giudicare ON/OFF se una certa azienda è diventata Lean, né esistono certificazioni di sorta. In virtù del Continuous Improvement o del Kaizen, che per definizione non si legano a un traguardo, non esiste una meta, un punto di arrivo raggiunto il quale un’azienda e un fornitore possono ritenersi Lean e magari ottenere un bollino.
Un fornitore, a mio giudizio, è tanto più lean quanto più efficientemente e sanamente riesce a garantire al cliente le performance richieste; quanto più, quindi, prospera e cresce insieme al proprio cliente; e quanto più, inoltre, tende a migliorare con continuità, sempre, spingendo i propri sforzi nella direzione di portargli vantaggi e opportunità ulteriori.La chiave sta nell’averne ben chiare le necessità, che sono poste direttamente al centro.
Il futuro? Di certo; ma anche il presente. Conviene prepararsi: non si scappa.
* Ingegnere, titolare Studio Professionale AQOM-Automotive Quality Operations Management, allieva corso executive Supply Chain Management 2^ edizione