a cura di Elisa Perrotta *
Ho terminato il mio Executive MBA (EMBA) due anni fa. Più che un’esperienza è stato un viaggio bello e difficile, che mi ha regalato soddisfazioni che non avrei mai immaginato.
Il desiderio di fare un master è arrivato ad un certo punto della mia carriera lavorativa, come necessità di investire nuovamente risorse in quel processo di formazione del sapere, di approfondimento e sperimentazione che chi ama lavorare non smette mai di perseguire.
Il lavoro in azienda mette sempre alla prova e sentivo come se la mia formazione, le mie competenze non fossero mai sufficienti, specie in un ambiente fatto prevalentemente da ingegneri maschi, insomma quelli che hanno sempre ragione!
Mi immaginavo che finito il master avrei avuto più strumenti per comprendere meglio le realtà aziendali, sarei stata più competente ed avrei migliorato le mie capacità analitiche e la visione strategica: tutto ciò mi avrebbe facilitato nell’interazione con un mondo così marcatamente maschile.
La realtà è stata diversa. Si, il master mi ha dato quello che cercavo ma mi ha fatto capire che non bastava. Per affrontare ogni giorno i miei colleghi maschi dovevo imparare a fare cose ben più difficili!
Negli ultimi cinquant’anni, le donne hanno enormemente accresciuto le loro capacità e competenze. Si laureano sempre di più e si dimostrano negli studi spesso più brave. Ma allora perché non occupano nelle aziende gli stessi incarichi prestigiosi dei colleghi maschi?
Due affermate giornaliste americane, Katty Kay e Claire Shipman hanno scritto un libro The confidence code con il quale sottolineano che, in ambito lavorativo, le donne soffrono di una pericolosa mancanza di fiducia in loro stesse, specie se confrontate con i loro colleghi. E questo succede anche alle donne che ricoprono gli incarichi più importanti in grandi aziende o banche d’affari.
Personalmente ho sperimentato il senso di inadeguatezza, di poca fiducia in me stessa e sono sempre stata pronta a mettere in discussione i risultati raggiunti molto più di quanto non abbia visto fare al meno preparato e capace dei mie colleghi. Queste due scrittrici, nel loro libro, raccontano quello che tutte le donne che lavorano vedono ogni giorno: per quanto brave e preparate le donne continuano a rimanere indietro.
Anche io volevo diventare più brava e preparata, immaginavo che rinforzare conoscenze e acquisire strumenti bastasse ad ampliare le mie prospettive lavorative. Invece la cosa che è servita di più è stata la opportunità di sperimentare.
L’aula dell’EMBA per me è stata il luogo delle possibilità, ma non solo delle possibilità che speravo e desideravo ma anche di quelle che non arrivavo nemmeno ad immaginare.
E’ un luogo dove si può provare, osare, sbagliare, riprovare, e riuscire!
La mancanza di fiducia, incide su quello che ognuno di noi ritiene di poter fare. Le donne, con la loro paura di non essere all’altezza, di non essere capaci, a cui si aggiunge un’altra caratteristica molto femminile, quella di non potersi permettere di sbagliare, alla fine agiscono poco e quando lo fanno sono piene di timori.
Il master mi ha dato la possibilità di sperimentare l’azione, di sbagliare senza temere conseguenze catastrofiche, di scoprire che ci si può riprendere dai fallimenti, perché è un luogo dove le altre persone intorno a te stanno sperimentando, cercando i propri limiti e cercando la strada per superarli.
Così ho cominciato l’EMBA con un po’ di timori, pochissime donne nell’aula, poca voglia di mettermi in gioco e poi man mano ho iniziato a giocare e a voler partecipare, per poi imparare ad essere ‘rilevante’, ad incidere all’interno del gruppo. A provare ad agire con coraggio, su terreni per me insicuri, dove mai avrei pensato di buttarmi!
L’eco positiva dell’esperienza in aula mi accompagnava anche quando tornavo in azienda e mi dava la spinta per lavorare in modo diverso. E’ così che ho imparato che il mio pensiero vale come quello dei miei colleghi maschi, che se ho qualcosa da dire posso dirla e metterla in pratica anche se non sono sicurissima che sarà ben accolta, che si può sbagliare senza che sia una tragedia… insomma tutte cose che avevo sempre visto fare ai mie colleghi maschi e che io non riuscivo a fare!
Infine, dentro l’aula dell’EMBA, ho imparato come molte donne siano portatrici di una visione più collettiva ed umana e meno egocentrica della organizzazione dell’azienda e del lavoro. Visione che fatica a trovare dignità all’interno delle aziende. Finito il master ho cambiato ruolo all’interno dell’azienda ed ho deciso di provare ad adottare uno stile manageriale più vicino a questa idea collettiva dell’organizzazione, lasciando ai miei colleghi maschi i ‘loro’ stili manageriali. Non so quale sia preferibile, immagino che la cosa migliore e che ci siano entrambi. L’importante per me è che ci sono riuscita, che non ho ‘scimmiottato’ i miei colleghi e che ho reso un piccolo angolo di azienda – dove io lavoro – un po’ più femminile, usando un coraggio che prima non avrei avuto.
Molti studi internazionali hanno dimostrato che le aziende maggiormente di successo e più produttive sono quelle che ai loro vertici hanno una percentuale più alta di donne; quindi l’augurio per tutti (uomini e donne) è quello che sempre maggiori donne possano sentirsi capaci, professionali e talentuose, magari anche con l’aiuto di un master.
* Planning and Control manager Datalogic S.p.A, Alumna Executive MBA