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Quali sviluppi nella relazione tra imprese e banche?

Cultura, competenze, professionalità nell’accesso al credito e nell’apertura del capitale di rischio

* A cura di Francesco Gatto

Qual è l’attuale punto di vista delle imprese rispetto all’accesso al credito e quali sono le prospettive delle aziende rispetto a canali alternativi di finanziamento, quale, in particolare, il private equity? Sono questi i temi affrontati dalla recente indagine promossa dal Club Finance (www.clubfinance.it) della Fondazione CUOA. L’indagine, strutturata attraverso un questionario a risposte multiple, è stata indirizzata ad un target di direttori amministrativi e finanziari d’impresa; complessivamente hanno risposto 110 aziende, in prevalenza dell’area del Nordest.
Il primo tema analizzato è l’andamento del costo del credito e dei volumi di affidamento, con riferimento all’anno 2013. Entrando nello specifico, il costo del credito è nella maggior parte dei casi cresciuto (40,6% delle risposte), ma non in un modo generalizzato. Dall’indagine non emerge poi un fenomeno diffuso di razionamento del credito: per il 37,5% del campione, il totale dell’affidamento è rimasto invariato. Nell’interpretazione dei dati occorre tener presente le differenze tra piccole imprese e grandi aziende: le restrizioni all’offerta di credito e l’aumento del pricing colpiscono in misura maggiore le imprese piccole e medie, generalmente più rischiose e ora particolarmente indebolite dalla recessione.
Il secondo tema affrontato riguarda le modalità di interazione tra banche e imprese, cercando di capire cosa manca, oggi, per favorire una positiva evoluzione nella relazione (preparazione professionale? Adeguati flussi informativi? Cultura manageriale?, ecc..). Analizzando i dati, il tema della strategia e del mercato, sia dal punto di vista dell’impresa, che deve elaborare un piano industriale credibile, sia dal punto di vista della banca, che deve analizzare correttamente un business plan, rappresenta l’elemento di snodo per impostare una relazione proficua tra i due attori.
Tra i fattori di scelta delle banche con cui lavorare, le imprese attribuiscono grande rilevanza al profilo di competenza, professionalità dei manager di banca (59,6% delle risposte) e alla capacità di analizzare il piano strategico e di business (53,9% delle risposte).
Le imprese auspicherebbero, da parte della banca, un contatto diretto più frequente (52,9% delle risposte) ed una comunicazione chiara ed esplicita dei parametri di valutazione del merito creditizio (76,5% delle risposte).
Sul fronte delle competenze, le imprese chiedono alla banca una più spiccata capacità di analizzare il modello strategico e di business (86,5% delle risposte); parallelamente, le imprese ritengono di dover investire nelle competenze legate alla definizione e attuazione della strategia e dell’analisi di mercato (73,6% delle risposte).
Il terzo tema affrontato è la propensione da parte delle imprese nel valutare possibili strade di “disintermediazione” del canale bancario, con un preciso riferimento allo strumento del private equity. È opinione diffusa che il fabbisogno di risorse finanziarie non potrà essere soddisfatto dal solo credito bancario. Oltre che di credito, le imprese italiane necessitano di capitale di rischio, al fine di sostenere la ripresa e di conseguire una condizione finanziaria più solida.
Nello specifico, il private equity viene visto come un possibile strumento per supportare progetti di sviluppo ed espansione (54% delle risposte); il freno può essere costituito dal timore dell’imprenditore nel perdere il controllo totale dell’azienda (49% delle risposte).
Le imprese, infine, auspicano un approccio degli attori del private equity maggiormente legato alle specificità del tessuto delle PMI, attraverso una crescente disponibilità ad effettuare investimenti di minoranza (42% delle risposte), con tassi di rendimento attesi più ragionevoli (38% delle risposte) e con una maggiore conoscenza delle specificità del settore (36% delle risposte).

* Responsabile CUOA Finance