A cura di Luca Bauckneht*
La mattina chiudiamo una conference call con un fornitore asiatico e nel pomeriggio siamo già pronti a negoziare con un cliente canadese. I nostri collaboratori sono sparsi in giro per il mondo e, noi stessi, potremmo ritrovarci in una matrice organizzativa che prevede una doppia linea di riporto, con un direttore Italiano da un lato e un Vice President in Germania dall’altro.
Complessità crescente, cambiamento continuo, organizzazioni virtuali. Questi i paradigmi della leadership oggi, per chiunque intenda operare con successo in uno scenario di competizione globale.
Qual è il ruolo della competenza interculturale in questo contesto? Dobbiamo intendere ‘culturale’ in tutte le sue accezioni: i valori e le credenze sviluppate a livello regionale/nazionale e, in particolare, gli atteggiamenti e le abitudini che influenzano il metodo di lavoro nostro e dei nostri interlocutori. «Dal momento che gran parte della cultura agisce al di fuori della nostra coscienza, accade di frequente che noi non siamo consapevoli di ciò che sappiamo. Iniziamo ad immagazzinare […aspettative e assunti] fin dai primi mesi di vita. Inconsciamente impariamo cosa osservare e che cosa tralasciare, come suddividere il tempo e lo spazio; impariamo a camminare, a parlare e a usare il nostro corpo in un certo modo […]. E questo vale per tutti: i cinesi, i giapponesi o gli arabi sono tanto inconsapevoli dei loro assunti quanto noi lo siamo dei nostri» (E.T. Hall).
Diventa fondamentale intraprendere un percorso di consapevolezza e conoscenza nell’ambito dell’interculturalità: dall’assessment delle proprie competenze, all’approfondimento dei modelli teorici del management interculturale, fino all’analisi di tecniche di management di gruppi internazionali. Il tutto passando attraverso l’approfondimento tematico di specifiche realtà con le quali dobbiamo relazionarci.
Diventa prezioso il confronto con esperienze di gestione di risorse umane all’estero, attraverso le testimonianze di alcuni espatriati.
Last but not least, investiamo e prepariamoci a superare anche le trappole linguistiche, in cui noi italiani cadiamo più spesso quando interloquiamo con clienti, fornitori o business partner stranieri.
* Docente CUOA Business School, Regional Sr. Director HR – Multinazionale americana
International Training Map – Percorso Human Resources Management
Ho lavorato per una multinazionale 15 anni all’estero. Vissuto in 5 paesi e gestito attività in molti di più. Ho gestito gruppi sparsi tra 7 paesi ed ho riportato a manager a 3 fusi orari da dove operavo.
Dal mio punto di vista l’interculturalità è un problema un po’ ovunque ed in alcuni paesi persino un problema, anche se fortunatamente non in tutte le realtà. Credo che in Italia si viva di tanti pregiudizi rispetto certi paesi e quando vi andiamo spesso veniamo rifiutati. Purtroppo siamo a nostra volta vittime di molti pregiudizi all’estero e non ce ne rendiamo conto essendo talvolta un po’ arroganti.
Ho la sensazione che le aziende non siano capaci di adeguarsi ai cambiamenti in atto nel mondo alla stessa velocità e continuino ad utilizzare modelli organizzativi e paradigmi ormai obsoleti.
Questo lo vedo vero in particolare in Italia.
Marco Paccagnella