A cura di Stefano Tonchia*
Se è indubbia, oggi più che mai, l’importanza dell’innovazione, tradurla in pratica non è facile e richiede anche metodo e tecniche dedicate. Ogni innovazione, traducendosi di fatto in un progetto, richiede l’applicazione del bagaglio strumentale del Project Management (PM), strumento quindi per l’innovazione. Potremmo chiederci:
– qualora l’azienda dichiari/ritenga di puntare sull’innovazione, è chiaramente definito l’oggetto dell’innovazione?
– corrispondono tali innovazioni a precisi e formalizzati progetti in corso?
– ogni progetto è stato avviato formalmente ed è stato formalmente autorizzato un “piano”, descrittivo delle attività da farsi, della tempistica, del budget e articolazione dei costi, e del livello d’impegno delle risorse?
– è assegnato ad ogni progetto un responsabile (“project manager”), che lo coordina e ne gestisce l’avanzamento?
– esiste in Azienda in questo momento una precisa “mappatura” di tutti i progetti in corso?
– è previsto, a conclusione di ogni progetto, un momento di analisi delle cause degli eventuali scostamenti dal piano (“lesson learned”)?
Il 3 settembre 2012 è stata rilasciata la norma internazionale “ISO 21500:2012 – Guidance on Project Management”. La ISO 21500:2012 può essere utilizzata da qualsiasi tipo di organizzazione, pubblica o privata, e per qualsiasi tipo di progetto, a prescindere da complessità, dimensione o durata; descrive, ad alto livello, concetti e processi ritenuti buone prassi di Project Management.
La ISO 21500:2012 può essere considerata una sintesi del Project Management Book Of Knowledge (PMBOK) dell’istituzione internazionale di riferimento della disciplina, il Project Management Institute – PMI, con la differenza che il PMBOK occupa più di 450 pagine e la norma solo 47 pagine, in quanto il PMBOK descrive dettagliatamente input, output, strumenti e tecniche dei vari processi di Project Management – PM.
L’ufficializzazione del PM da reference della community internazionale dei project managers a norma ovvero standard in senso ISO sancisce e rafforza:
• l’ormai definita convergenza delle pratiche ad opera della “community” di professionisti e operatori, nell’ambito delle organizzazioni in cui operano in tutto il mondo;
• uno standard ormai uniformato a livello internazionale, che fa sì che il PM, se non altro in quanto sviluppatosi qualche decennio prima rispetto alla globalizzazione più recentemente intesa, sia probabilmente la disciplina del Management maggiormente standardizzata (nel senso positivo del termine) world-wide;
• l’esistenza di una norma ISO a cui ci si può (o deve – per gare ecc.) riferire.
Il “corpus metodologico” (Body) così riconosciuto e internazionalmente valido prevede 10 aree di conoscenza (fra cui le variabili gestionali di tempi, costi, qualità e risorse) e 6 macro-fasi (dette “gruppi di processi”).
La norma ISO 21500 è a tutto beneficio dei professionisti del PM e delle imprese che operano col PM e dei loro clienti. Renderà sempre più imprescindibili gli standard internazionali, facendo “crescere” anche quelle realtà Paese e realtà aziendali non ancora allineate con le best practices internazionali. Tale standard rappresenterà sempre più un elemento differenziante e un plus competitivo.
Vi aspetto al JobLeader Project Management del CUOA!
* Docente CUOA, Ordinario di Project Management, Università degli Studi di Udine
Per chi volesse approfondire:
TONCHIA S. e NONINO F., La Guida del Sole 24ORE al Project Management, NUOVA EDIZ. (500pgg.), giugno 2013