Intervista a Simone Patella*
Uno dei temi di maggiore attualità nel campo della finanza d’impresa riguarda la possibilità di utilizzo di nuovi strumenti di finanziamento alternativi al credito bancario.
Uno degli strumenti in questione è il Mini Bond: si tratta a tutti gli effetti di obbligazioni, che possono essere emesse da un’azienda non quotata, con un obiettivo di reperimento di liquidità da parte dell’emittente.
Questa particolare forma di finanziamento consente alle imprese di diversificare la fonte dei loro finanziamenti e ridurre la dipendenza dal sistema bancario. Le società possono in tal modo acquisire risorse da parte di investitori privati e puntare direttamente su sé stesse e sulla fiducia che riscuotono presso i potenziali investitori.
Ma come funziona concretamente lo strumento dei Mini Bond? Per un approfondimento sul tema e per un’analisi di un caso concreto ne parliamo con Simone Patella, CFO presso L.E.G.O. , storica legatoria editoriale vicentina, che vanta oggi un ruolo di primo piano nel settore mondiale della legatoria. L.E.G.O. è stata recentemente protagonista nei primi mesi del 2015 dell’emissione di un Mini Bond e di questa operazione ne parliamo in dettaglio con Simone Patella.
Quali sono i motivi che hanno spinto l’Azienda all’emissione di un Mini Bond?
L’emissione è nata dalla necessità di riequilibrare l’indebitamento finanziario tra breve e medio periodo, in quanto fortemente sbilanciato sulle posizioni a breve termine.
Il tutto in un contesto generale in cui il sistema bancario classico negli ultimi anni si è dimostrato in difficoltà nell’aiutarci ad affrontare questa situazione.
Lego è una società capital intensive, basti pensare che l’ultima macchina da stampa installata nel 2013 nello stabilimento di Lavis (TN) è costatata tra acquisto ed installazione 10 M di Euro.
Come si è svolta concretamente l’operazione?
L’operazione si è svolta con delle fasi precise che si possono riassumere nelle seguenti successioni:
- incontro conoscitivo con l’Arranger e il fondo di investimento, con presentazione aziendale e consegna di svariati documenti (bilanci, budget, report interni);
- analisi e discussione con il fondo di investimento per alcuni mesi delle ragioni a supporto dell’emissione, delle prospettive aziendali, della strategia per i prossimi anni ecc…;
- decisione sia da parte del fondo che da parte di Lego di procedere con l’operazione con la sottoscrizione di un term sheet;
- delibera di emissione da parte del Cda di Lego;
- mandato ad uno studio legale per la predisposizione della documentazione legale per l’operazione di emissione;
- mandato di arranging ai fini della strutturazione dell’operazione di emissione;
- mandato ad una società di rating per il rilascio di rating privato;
- contrattualizzazione e definizione con il fondo di investimento del regolamento di emissione, del documento di amissione alle negoziazioni, del contratto di sottoscrizione;
- contratto di collocazione con intermediario bancario incaricato di effettuare i pagamenti a favore degli obbligazionisti;
- domanda di quotazione sul mercato extraMOT ed adesione al sistema di gestione accentrata (Monte Titoli);
- pubblicazione del documenti di ammissione alle negoziazioni;
- emissione dei titoli e sottoscrizione da parte del fondo.
Il tutto ha comportato circa un anno di tempo.
Quali requisiti formali e sostanziali sono richiesti per la costruzione di una simile operazione?
I requisiti formali sono la predisposizione e negoziazione di tutti i documenti sopra indicati seguendo fase per fase tutti gli adempimenti obbligatori sopra descritti.
I requisiti sostanziali dipendono da fondo a fondo (noi abbiamo discusso l’operazione con tre fondi) per quanto riguarda le ragioni dell’emissione (per investimento, per riequilibrio finanziario, per fare nuove acquisizioni ecc…), ma in genere l’ottica è giustamente quella di vedere quale strategia ha l’impresa per il futuro, come si posiziona nel mercato ed in termini finanziari vengono soppesati fortemente 2 indici: PFN, EBITDA ed il loro rapporto; se tali indici sia attuali che prospettici non sono ritenuti validi (rapporto sotto il 4) l’operazione non viene considerata meritevole.
Inoltre la società deve essere in grado di fornire dati prospettici attendibili, redatti in maniera leggibile dal fondo (bilanci riclassificati, business plan), avere dati costantemente e periodicamente aggiornati (leggasi bilanci mensili) non alla portata di tutte le aziende.
Quali sono infine i benefici attesi o già realizzati?
I benefici attesi e già realizzati sono l’immediato riequilibrio finanziario (scopo primario dell’emissione).
Inattesa è stata la grande pubblicità data all’operazione (è stata pubblicata su Milano Finanza, Il Sole24 ore, il Corriere della Sera), correlata all’immagine di impresa che sa “fare finanza”.
I benefici attesi sono un miglioramento del rating rispetto al canale classico bancario che nelle parole ci ha già lodato per l’emissione, vedremo poi nei fatti come si evolverà la situazione.
Quali consigli o quali insegnamenti avete tratto da questa esperienza?
Aggiungo a quanto detto alcune considerazioni personali:
- scegliere con attenzione la controparte con cui fare l’operazione (ho conosciuto fondi non pronti a fare l’operazione ed altri incerti che mi hanno fatto perdere tempo), tenendo presente che le logiche di sottoscrizione possono essere molto diverse (chi decide di sottoscrivere solo per nuovi investimenti, chi che solo per il riequilibrio finanziario ecc..);
- pianificare per tempo l’emissione visto il lungo tempo necessario alla conclusione dell’emissione;
- essere estremante sinceri e trasparenti nel dare le informazioni (anche in questo le nostre imprese spesso non sono pronte) in quanto i dati richiesti sono molti e le controparti sono molto preparate nell’indagare ed analizzare a fondo il contesto dell’impresa;
- non partire con l’idea di giungere all’emissione ad ogni costo: il contratto di sottoscrizione è il “terreno di battaglia” in cui bisogna avere la forza di personalizzarlo al massimo tenendo ben presente le necessità attuali e prospettiche dell’impresa. Non si posso avallare vincoli e cavilli giuridici che poi termineranno per bloccare l’attività e lo sviluppo dell’impresa. Esempi sono i limiti a contrarre altri finanziamenti, ad acquisire partecipazioni sociali, a modificare l’azionariato;
- nel caso non si riesca a giungere ad un compromesso accettabile è meglio rinunciare all’emissione anche se si è arrivati ad uno stato avanzato dell’operazione.
*CFO L.E.G.O., Executive Master in Finance CUOA 2014