A cura di Fabio Rizzotto*
Le sfide che le banche europee ed italiane si trovano ad affrontare sono complesse e affondano le radici sia nel lustro precedente di instabilità e crisi economico-finanziaria, sia nel più grande processo di trasformazione sociale ed economica che cade sotto il nome di “digital“. La tecnologia e i modelli di business digitali stanno plasmando nuove generazioni di utenti, aprono nuovi mercati, creano nuovi modelli di impresa, premiano nuovi operatori.
Cultura, tecnologia, processi e organizzazione, stili di management, modelli di business sono impattati e messi in discussione. In che modo mantenere la fiducia dei clienti, crescere e massimizzare l’efficienza operativa, e al tempo stesso contribuire a svolgere il ruolo primario di sostegno allo sviluppo economico? In che modo innovare verso il digitale ispirandosi a nuovi modelli di relazione con il mercato che siano sostenibili per le realtà bancarie in essere? Quanto il cambiamento impatta la value chain delle realtà consolidate e quanto “tempo” richiederà questa transizione? Creare ex-novo una “banca digitale” è l’unica via possibile? Figure quali il “digital strategy officer” o il “Chief Digital Officer” in aziende di molteplici settori stanno assumendo un ruolo guida nel cambiamento. Allargare questi skills a team e gruppi di lavoro fino a farle diventare parte integrante del modus operandi sarà la sfida più grande nel percorso di formazione di nuove competenze operative, di management e di “leadership” digitale.
Molti interrogativi che al momento non trovano una risposta univoca. La trasformazione digitale accompagnerà sicuramente per molto tempo il percorso di banche e istituzioni finanziarie, come peraltro avviene in altri settori economici. Non dimentichiamo infatti che ai primi posti delle priorità per i decision maker bancari intervistati da IDC nella recente “vertical market” survey rimangono l’adeguamento alla compliance e la “sensitive data protection”. Il settore è e sarà fortemente “compliance-driven”, oltre che per propria natura sensibile al trattamento di dati e informazioni, ed è naturale attendersi un approccio prudente ai nuovi paradigmi Social, Mobile, Big Data, Cloud. Per non parlare di tutto il tema “risk management”.
Approccio prudente si osserva al momento anche nei riguardi di nuove dinamiche tra cui si collocano cryptocurrency, “new payment systems“, crowdfunding etc.., che scuotono il “sistema” e tracciano nuove direzioni possibili, con le banche chiamate a giocare un ruolo, di attesa, di confronto, a volte di contrapposizione, piuttosto che di apripista.
Le tecnologie, e quindi anche l’IT, sono in parte il “problema” (laddove misurato rispetto ai concetto di “legacy”, sylos etc..), ma anche la ” soluzione” ovvero il modello che deve sostenere il percorso verso il business digitale. In questo caso quale progressione dare? E’ la politica dei piccoli passi quella che paga o sono più premianti approcci differenti e a forte discontinuità con il passato?
I tempi corrono e temi appena ieri percepiti di “frontiera” diventano velocemente “mainstream”. Cosa è oggi “legacy” per una banca? E’ legacy l’Internet Banking per una banca nativa digitale, oppure è “legacy” la rete delle filiali fisiche che secondo le stime più recenti IDC a livello europeo dovrebbe rallentare ed assestarsi dopo la pesante contrazione? E come fare a integrare il “mondo fisico” con la dimensione digitale? Legacy o non legacy, sono molte le leve su cui agire. Cultura, processi, “ruoli” e gli stili di management. Tutti questi aspetti sono parte della grande sfida ma anche delle opportunità che le banche hanno davanti nel proprio percorso di cambiamento. Trasformazione che il contesto di mercato impone e che quindi è una strada obbligata.
*Senior Research and Consulting Director di IDC Italia