Intervista di Giusy Virone* a Tomas Bordignon
Tomas Bordignon, Alumnus MBA Imprenditori 7 2012-2014, è il trentenne imprenditore (di terza generazione) alla guida della MB srl di Borso del Grappa, che produce staffe per radiatori, e che aveva già fatto parlare di sé per l’originale approccio utilizzato per comunicare il prodotto (vedi qui: http://www.mb-fix.com/#!/video).
Oggi, insieme a un altro under 30, ha avviato una nuova iniziativa imprenditoriale molto originale, Punto Soave, che è al centro dell’intervista di seguito riportata.
Sei un imprenditore di terza generazione, alla soglia dei trent’anni. Parlaci un po’ di te.
Sono nato alla fine del 1985 a Marostica (VI). Dopo una prima educazione scientifico tecnologica, ho studiato disegno industriale allo IED (Istituto Europeo di Design) di Milano, dove ho vissuto per tre anni. Completati gli studi ho iniziato a lavorare in Italia come libero professionista nel campo del design, collaborando con diverse aziende nei più svariati campi del design come light. furniture e bathroom design.
Poi mi sono trasferito a Dublino, Irlanda, dove ho collaborato e acquisito nuove esperienze nella progettazione del prodotto.
Sono rientrato in Italia per guidare come amministratore delegato l’azienda metalmeccanica di famiglia nel trevigiano. Poco dopo il rientro ho frequentato il MBA Imprenditori al CUOA ottenendo il Diploma MBA a luglio 2014.
Qual è il core business di MB srl?
MB srl è un’azienda specializzata nella nicchia del fissaggio meccanico per corpi scaldanti e per l’idraulica. MB nasce agli inizi degli anni ‘70, sviluppandosi e crescendo come produttore terzista di subforniture per alcuni importanti marchi di riscaldamento prettamente italiani. Il grosso del lavoro della prima generazione è stato quello di affermare MB come terzista solido e capace ad affrontare i problemi che i suoi clienti potevano avere.
Successivamente, con l’avvento della seconda generazione (inizi anni ‘90), l’azienda ha iniziato a rivolgere l’attenzione verso mercati extranazionali, trovando nel mercato tedesco un ottimo terreno dove occupare quote di mercato tanto da uscire dalle logiche di terzista puro e iniziando così a sviluppare un proprio brand per far accrescere la propria reputazione.
Così facendo, tuttavia, l’azienda ha iniziato a produrre a proprio standard seguendo logiche di produzione di massa: grandi lotti economici e scarsa flessibilità nella personalizzazione. Nel corso del tempo, però, proprio la personalizzazione del prodotto è diventata più richiesta dalla clientela.
Con l’ingresso della terza generazione, la mia, l’azienda sta cercando di riportare il focus sulla differenziazione prodotto. Siamo più attenti alle problematiche specifiche del cliente e siamo diventati molto più flessibili: lotti più piccoli e adattabili alle esigenze del mercato/cliente senza perdere tuttavia l’importante lavoro di brandizzazione portato avanti dalla generazione precedente.
Il core business viene quindi spostato e legato non tanto al prodotto di per se quanto al servizio di ricerca, sviluppo e produzione della soluzione ad hoc per ogni cliente, rimanendo comunque legati al nostro standard: in soldoni siamo come un negozio di vestiti con all’interno anche un servizio sartoriale su misura. Il nostro cliente può dire «Mi compro il vestito in vetrina, ma posso anche farmi fare un abito su misura»: è questa la fonte principale del nostro vantaggio competitivo.
Tuttavia c’è un altro aspetto che ci differenzia dai nostri competitor: noi facciamo pura meccanica, una subfornitura di un prodotto, eppure abbiamo sempre voluto ricercare un’estetica importante nei nostri articoli e questo punto ci ha sempre ripagati: siamo pur sempre italiani e ci piace pensare di essere la Ferrari dei fissaggi!
Non per niente la nostra Vision è: «Noi vogliamo che ogni radiatore abbia il diritto ad un fissaggio elegantemente funzionale e concretamente sicuro!»
Passiamo a Punto Soave. Come è nata l’idea e con chi l’hai portata avanti?
Per sviluppare il progetto imprenditoriale di Punto Soave, con me c’è Nicola Mascarello.
Anche Nicola è di Marostica e ha 29 anni. Si è diplomato all’istituto alberghiero di Castelfranco Veneto e ha applicato con passione i suoi studi in differenti realtà: il suo percorso lavorativo si sviluppa attraverso esperienze nella ristorazione su tutto il territorio italiano come al “Del Cambio” di Torino, all’Hotel Cala di Volpe in Sardegna fino al Gran Hotel Duchi D’Aosta a Trieste.
Parallelamente ha portato avanti i suoi studi nel settore di riferimento affinando la sua tecnica tra corsi presso l’AIS (Associazione Italiana Sommelier) come sommelier e alla AMIRA (Associazione Maître Italiani Ristoranti e Alberghi) come Maitre, lavorando a “La Gana” in Alta Badia. Successivamente è approdato a vari stellati come El Coq di Marano Vicentino e la Siriola di San Cassiano.
La mia formazioni nel campo dell’industrial design ha sempre alimentato una profonda passione e rispetto verso questo ambito. Nel corso della mia esperienza ho sperimentato diversi campi di applicazione sia in ambito professionale che in maniera del tutto personale. Ho disegnato e prodotto sedie, poltroncine, lampade, piantane, appendini, e altro.
La mia era una ricerca cieca che non mi soddisfaceva mai. Fu allora che entrò in campo il mio socio, Nicola Mascarello, professionista nel settore della ristorazione, molto attento a tutto ciò che oggi può essere definito food.
Oltre alla nostra decennale amicizia, abbiamo iniziato a capire che entrambi avevamo qualcosa che ci mancava e che solo unendo le nostre esperienze avremmo potuto iniziare ad ingranare e sviluppare le nostre vere passioni: una ricerca legata al food in chiave design.
Oggi come oggi l’attenzione legata al cibo e alla tavola si è notevolmente evoluta nei gusti del mercato casalingo e non, anche grazie a tutti i programmi di cui i format sono pieni.
Si è quindi sviluppato un bacino di mercato molto più maturo e raffinato rispetto al passato.
Dunque perché non accettare questa sfida? Perché non unire le nostre forze e creare qualcosa di unico?
È così che insieme abbiamo iniziato ad interrogarci ed ad interrogare alcuni opinion leader nel campo della ristorazione dialogando sia con Chef che con Maître e Sommelier. Il risultato della nostra ricerca è stato proprio Punto Soave.
Ho capito. Ma in cosa consiste l’idea che sta alla base di Punto Soave?
Abbiamo scoperto che oggi la ricerca in cucina è limitata alla ricetta e/o alle materie prime che via via vengono proposte nei vari menù.
Tuttavia ogni ricetta deve adattarsi al suo contenitore. Abbiamo scoperto come in verità molti Chef desiderino che il contenitore si adatti al contenuto. Questa loro esigenza è però rimasta sempre inascoltata. Stesso discorso è legato ai Maître di sala che si trovano a lavorare con attrezzature esteticamente valide ma funzionalmente ed ergonomicamente impossibili.
Il nostro vantaggio competitivo sta proprio nel far dialogare questi due importanti ambiti della ristorazione con la progettazione in chiave design.
Abbiamo quindi sviluppato il concetto dei sarti del gusto, ovvero un abito su misura per ogni ricetta, proprio perché ogni ricetta ne ha diritto!
Dunque, la preparazione della pietanza non rimane più chiusa in cucina ma va a completarsi direttamente nel piatto in cui viene servita, proprio davanti al commensale che la vuole consumare. L’esaltazione della ricetta finisce a tavola!
Questo concetto è stato molto apprezzato da alcuni Chef con cui abbiamo mosso i primi passi come lo Chef Matteo Metullio (una stella Michelin) che oggi al ristorante La Siriola propone lo “Spaghetto freddo a Km 3.250” con il nostro piatto Bolla.
Abbiamo pensato così di presentarci al mondo dell’enogastronomia attraverso uno showcooking: sarà una presentazione aziendale atipica, ovvero a tavola! Il giorno 6 novembre verrà servita una cena con menù tipicamente veneto leggermente reinterpretato il tutto accompagnato dai nostri prodotti, così da testarli sul campo. Alla cena sono invitate molte personalità legate al mondo food, come critici culinari, blogger e giornalisti.
I vostri prodotti hanno l’ambizione di fare lo storytelling del territorio?
Dopo una prima analisi sui servizi e prodotti che Punto Soave poteva offrire abbiamo deciso di legare le nostre competenze unicamente all’aspetto della consulenza ovvero: sviluppo del concept, progettazione 3D e prototipazione rapida. Questo per due importanti motivi: il primo è che questi sono i campi in cui noi siamo esperti e in cui possiamo dire qualcosa di differente rispetto a futuri competitor, il secondo è che non vogliamo sostituirci ai veri professionisti, che sono gli artigiani.
In Veneto esiste un ampio ventaglio di artigiani che hanno portato avanti e sviluppato un bagaglio di esperienze e cultura nel proprio ambito che è impossibile riproporre artificialmente.
Le loro competenze sono inimitabili e preziose. Dunque ci siamo chiesti perché non avvalerci di questa risorsa ineguagliabile?
In Veneto noi possiamo parlare con modellatori, ceramisti, porcellanisti, vetrai, falegnami, etc. Fortunatamente il Veneto è terra di grandi lavoratori e nei secoli tutte queste professioni si sono sviluppate ed evolute in modo magistrale, arrivando a noi in forma perfetta.
Perché sostituirsi a loro? Perché acquistare macchinari quando si può ottenere il massimo in chiave hand made? Questa soluzione inoltre ci consente le piccole/piccolissime produzioni ovviamente a costi più elevati, ma diciamo che il nostro target non è e non sarà mai la massa, ma un pubblico più raffinato e ricercato. Non dimentichiamoci che noi confezioniamo abiti su misura per le ricette: andreste in un negozio di fast fashion a farvene fare uno?
I nomi dei nostri prodotti vogliono richiamare i concept dai quali si sono sviluppati. La prima linea che abbiamo progettato vuole quindi essere un elogio alla terra veneta: abbiamo quindi battezzato Collina, Pianura e Laguna alcuni dei nostri prodotti proprio perché sono nati dall’osservazione dei nostri paesaggi. Abbiamo voluto anche giocare su un concetto tipico veneto: abbiamo chiamato Lavoro un contenitore per dessert/dolci, tanto per capire come la nostra cultura intende questa attività umana.
Sono certa che voi siete convinti di sfondare: come pensate di riuscirci?
Questa idea apre un oceano blu. Abbiamo analizzato i vari competitor e i loro valori scoprendo che ad oggi non c’è nessuna azienda che propone questa soluzione con gli stessi valori.
A livello di concept ci leghiamo alle esigenze di Chef e Maître, mentre i competitor fanno l’opposto: offrono un contenitore sul quale dovrà adattarsi il contenuto.
A livello di produzione ci affidiamo alle competenze di chi questo lavoro ce l’ha nel sangue, gli artigiani, mentre il competitor medio si affida a macchinari per produzioni di massa.
Per ultimo, ma non meno importante, ci leghiamo alle nuove tecnologie producendo il primo prototipo (l’idea grezza) tramite stampanti 3D.
Ad oggi una soluzione in questo ambito e con queste caratteristiche non esiste. Certo, ad oggi stiamo parlando di una nicchia che tuttavia non vuole restare tale. Legare Punto Soave alle grandi realtà di cucina (gourmet o stellate che siano) è decisamente voluto per preparare il mercato e allo stesso tempo pubblicizzare il brand tramite associazione di valore.
Come oggi il consumatore finale vuole preparare la ricetta di un Cracco, di un Simone Rugiati o di un Davide Oldani, domani vorrà pure servire la ricetta nello stesso contenitore perché solo con questo completerà la ricetta. Certo, il percorso che abbiamo deciso è molto lungo e impervio, ma la passione che ci guida e la sicurezza dei nostri obiettivi ci incoraggiano a continuare lungo questa strada.
Buona fortuna, Tomas!
Grazie.
* Giusy Virone è stagista nell’Area Imprenditorialità di CUOA Business School e laureanda in Business Administration all’Università degli Studi di Padova