di Maurizio Castro*
Il CUOA lancia, dopo il successo della prima, la seconda edizione del suo Executive Master in “Crisis & Change Management”. In un momento in cui è ampio e vivace il dibattito sugli esiti ancora laceranti della Grande Crisi 2008-2015 sulle imprese e sulla società venete e sulle loro classi dirigenti apparse spesso inadeguate alla sfida, l’iniziativa merita qualche considerazione di sistema.
Non vi è per esempio dubbio sul fatto che il modello di sviluppo del Nordest sia uscito più ammaccato e infiacchito di ogni altro dai lunghi, corrosivi anni della crisi; e che sembri più di ogni altro incerto e smarrito nel disegnare una vigorosa strategia di riorganizzazione della propria identità competitiva. In effetti, un modello costitutivamente vocato all’agilità, nel tempo in cui la dimensione globale dello scacchiere esige robustezza, all’efficacia, nel tempo in cui la precondizione di buone strutture di costo è l’efficienza, alla consociazione come sedativo del conflitto sociale, nel tempo in cui le organizzazioni propulsive pretendono partecipazione, alla subalternità produttiva e tecnologica della fornitura a sistemi più avanzati, nel tempo in cui solo la leadership genera innovazione, all’esportazione, nel tempo in cui l’orizzonte è l’internazionalizzazione, all’informalità che privilegia il metodo della più brusca semplificazione e non esita nell’incorporare segmenti di irregolarità, nel tempo in cui i paradigmi sono la complessità regolatoria e la trasparente articolazione delle condotte, ebbene, un tale modello va radicalmente ripensato. E il contributo di una business school è cruciale nella predisposizione di una nuova tavola delle competenze e insieme nella proposizione di una scandita “ideologia” e “assiologia” del rinascimento imprenditoriale per il governo della transizione dalla crisi a una nuova prosperità attraverso un cambiamento radicale di prospettiva.
Né va trascurato il fatto che molte recenti vicende, a cominciare dal Nor’easter di Halloween che ha travolto le banche popolari venete, hanno inesorabilmente ribadito che il Nordest soffre di un grave deficit di classi dirigenti. È dunque una questione decisiva quella di edificare una condivisa “paideia” per le élites delle Venezie, prive di grammatica istituzionale e di consapevolezza storica del loro ruolo di riferimento, inclini a sfruttare predatoriamente ogni vantaggio tattico e refrattarie ad assumersi responsabilità comunitarie di fronte alle sfide strategiche.
E un master può in questa direzione rivelarsi davvero molto utile, trasformando nei giovani imprenditori e manager delle nostre terre la percezione emotiva e culturale della crisi: non più il crepaccio buio della paura in cui ci han fatto precipitare le sconfitte subite, ma la nitida fonte dell’audacia che animerà le traiettorie del riscatto.
*Direttore scientifico Executive Master in Crisis & Change Management