Intervistiamo Kostantino Savvanidis che interverrà alla lezione del Master full time in Gestione d’Impresa e del Master full time in Business Innovation aperta ai giovani laureati interessati a conoscere alcuni percorsi professionali in ambito marketing strategico e innovazione il prossimo 10 febbraio 2017, dalle 9.00 alle 15.00.
Identikit Relatore
Nome: Kostantino Savvanidis
Ruolo: Head of International Sales and Geographical Expansion in Britannia Pharmaceuticals Ltd
Segni particolari: Alumnus CUOA 2002… e cittadino del mondo (nato in Australia e vissuto tra Grecia, Irlanda, Italia e UK)
Esperienza professionale: 15 anni in multinazionali con sedi in Italia e all’estero (P&G, Rubbermaid, Nielsen, Eli Lilly ecc..)
Di cosa ci parla: Cosa significa fare marketing nel settore farmaceutico? R&D e innovazione nel mondo sanitario, quali sono le competenze necessarie? Un settore strategico in continua evoluzione!
Una tua opinione sul valore del master per un giovane neolaureato di oggi
Sono un globetrotter, sono molto “internazionale”. Ho lavorato in aziende sia grandi che piccole, così ho conosciuto e avuto l’onore di lavorare insieme a manager che hanno frequentato MBA in diverse scuole del mondo e posso dire con grandissima certezza che i master di CUOA Business School si distinguono in tanti modi, mi piace ricordarne due:
I master CUOA sono ben legati all’industria del proprio territorio. Solo al CUOA un allievo ha la possibilità di interagire direttamente con i migliori imprenditori al mondo. Non parlo di quelli che, seduti al mid-town Starbucks con il Mac, in jeans e maglietta, creano la nuova App che informa in tempo reale l’utente, con soli 50 centesimi al mese, se ci sarà un ritardo del treno. Gli imprenditori high-tech di oggi sperano più di essere comprati da Google per mezzo miliardo che di avere successo e portare avanti l’idea che hanno avviato. Parlo dei veri imprenditori di questo mondo! Di coloro che hanno inventato il concetto di imprenditorialità. Parlo ovviamente dell’industria del Nordest d’Italia e dei suoi imprenditori che hanno lavorato sodo, col cuore, e hanno esportato in tutto il mondo. Solo loro sanno cosa vuol dire far impresa. Poter ricevere lezioni sulla loro mentalità, attitudine e pensiero strategico è veramente unico e prezioso.
Secondo elemento per me distintivo è questo: il master CUOA è l’unico master al mondo che lavora tanto sulle conoscenze tecniche quanto sulle armi interiori della persona. Come lavorare in gruppo, sapere chi sei nel gruppo, sapere cosa puoi dare ad un gruppo, sapere cosa puoi chiedere a un gruppo, conoscere le tue debolezze, conoscere le tue forze e sapere con certezza come tutto questo può influenzare la tua carriera sono concetti che solo il CUOA può donare ad un allievo.
Che cosa ha significato il MAGI per te?
Potrei scrivere un libro. Sono una persona come tante e ho avuto un percorso lungo. Ho iniziato in Australia e non so dove finirò, spero su una barca a vela o comunque al mare. Per dare risposta a questa domandona farò uso di un proverbio che mi dice spesso mio padre. Mio padre mi dice che la vita è come un enorme quadro e ogni esperienza lascia in esso una pennellata. Alla fine tutti moriamo e in quel giorno staremo da soli a guardare il nostro quadro. Compito nostro è di far si che il quadro sia quanto più pieno e quanto più colorato possibile. Il Master in Gestione d’Impresa CUOA non solo è una pennellata brillante nel mio quadro, ma mi ha donato un pennello nuovo e migliore col quale disegnare il mio quadro. I maestri rinascimentali dicevano che la qualità delle loro creazioni dipendeva tanto dalla loro maestria quanto dai loro strumenti. Poiché’ il lavoro è una grande parte della nostra vita, ecco come il master è un strumento per la vita. Uno strumento di altissima tecnologia, versatilità e affidabilità. C’è chi usa lo strumento bene e chi lo usa male, della nostra vita (lavorativa e non) siamo tutti l’unico maestro. Chi ha il CUOA come strumento ha sicuramente un arsenale migliore e un pennello più bello.
Come ha influito il MAGI nel tuo percorso professionale?
Enormemente. Ero un ingegnere greco/australiano che aveva iniziato al lavorare a Belfast, che voleva imparare il project management per diventare un responsabile di ricerca e sviluppo alla Samsung. Dopo 13 mesi vendevo detersivi al Carrefour di Tor Vergata di Roma. Si dice sopra sotto? Ora gestisco il business internazionale di un’azienda che cura il Parkinson’s. Non avrei mai detto che sarei andato in un ospedale in Tailandia a parlare con un paziente e la sua famiglia della sua cura. Vederlo camminare da solo dopo 3 anni. Questa pennellata è nel mio quadro grazie al CUOA. Ognuno di noi ha tantissime ricchezze intellettuali, creative ed emotive dentro di se. Il CUOA è in grado di aiutarti ad entrarci.
Il settore healthcare è affascinante? È complicato?
OK, ora inizio il millesimo libro scritto con questo titolo.
L’healthcare o detto in Italiano la Sanità è l’industria più grande in quasi ogni Paese del mondo. Inizio con un numero poiché’ credo che ogni discorso debba iniziare e finire così. Qui sotto ecco un grafico che dimostra la % del PIL a livello mondiale investito della sanità. Fonte: World Bank Organisation.
http://data.worldbank.org/indicator/SH.XPD.TOTL.ZS
Nel 2014 il 10% (circa) di ogni investimento fatto nell’universo conosciuto è stato per la nostra salute. Per dare un confronto, la stessa percentuale per la industria della guerra, difesa o armi (ognuno può scegliere la parola più in linea con la sua etica) è di circa il 2,3%. Quasi un quinto speso sulla sanità, direi meno male. Per l’educazione si tratta di un 4,4% (http://data.worldbank.org/indicator/SE.XPD.TOTL.GD.ZS).
Quindi numericamente parlando si tratta della industria più redditizia al mondo.
Una ricchezza di dati è pubblicamente disponibile al sito della WHO (http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs319/en/).
Alcuni dati italiani sono qui sotto presi dal sito della Farmindustria Italiana
(Fonte: https://www.farmindustria.it/index.phpoption=com_jdownloads&Itemid=0&view=finish&cid=129685&catid=42)
Ma lasciamo da parte il lato finanziario del settore e tocchiamo senza guanti l’assetto umano di questa industria. Di nuovo scelgo come lingua quella dei numeri per trasmettere i concetti che ho in testa. Usando come fonte la World Health Organisation (http://www.medicaldaily.com/who-2013-statistics-show-worldwide-improvements-health-concerns-remain-245915), sappiamo che l’industria globale della sanità ha portato i seguenti risultati:
- la mortalità a causa della tubercolosi è sceso del 41% dal 1990 fino al 2010
- Tra il 2000 e il 2011, il numero stimato di decessi per morbillo è diminuita del 71% più paesi raggiunti alti livelli di copertura vaccinale.
- Nel 2011, 1,7 milioni di persone sono morte per cause correlate all’AIDS, un quarto in meno rispetto al 2005.
Quindi si tratta di una industria che in parole semplici cerca di curare persone che soffrono di malattie.
Qui sotto riporto una tabella che dimostra l’età alla quale muoiono le persone del nostro mondo:
Circa la metà degli essere umani in questo sistema solare muoiono sotto i 60 anni, ossia giovani. Anzi in termini medici a 60 anni una persona è considerata giovanissima. Lavorare nel mondo della sanità vuol dire svegliarsi ogni mattina e andare in ufficio per abbassare questo numero, ossia per prolungare l’aspettativa di vita delle persone e migliorarne la qualità. C’è chi può trovare questa prospettiva triste, emotivamente drenante e pressoché impossibile. Vi capisco pienamente. Si tratta di un mondo in cui si contano i morti, ma mentre conti i morti e i malati stai nello stesso momento contando i vivi e i sani e così questo lavoro è affascinante, ispirante e nobile.
Personalmente non andrei troppo in fondo a questo argomento in questa intervista poiché non credo aggiunga valore. Lavorare nella sanità vuol dire essere in contatto ogni giorno con la sofferenza di persone nel mondo. Chi ha i fondamenti emotivi per affrontare una sfida del genere ogni mattina, dopo il cappuccino e la briosche, sta già pensando a come può aiutare il mondo invece, chi non ‘e fatto per cose dure ha già girato pagina.
Finisco dicendo che è un mondo molto affascinante e molto appagante. Spessissimo arrivano lettere ed email di ringraziamento sia da pazienti che da loro famigliari. Queste lettere non sono come quelle che riceve la Apple e che magari dicono “la nuova machina fotografica integrata è proprio una figata”, ma dicono cose tipo “grazie perché’ ora posso camminare” o “grazie perché’ ora posso tornare al lavoro” e “grazie perché’ ho vissuto altri 2 anni”. Un mese fa ho personalmente donato e trasportato l’apparecchiatura necessaria, incluso medicinali, per un paziente di 14 anni vittima di un incidente stradale. Aveva solo pochi mesi di vita e la nostra terapia non era disponibile nel suo Paese.
Ho creato questo grafico rappresentativo per illustrare in un immagine qual è il cuore del lavoro nella sanità.
Tre concetti nuovi:
- Linea Verde: la sanità di cui abbiamo bisogno.
- Linea Blu: la sanità a cui abbiamo accesso
- Linea Rossa: la sanità che da qualche parte del mondo, in qualche istituto di ricerca e sviluppo o in qualche Università esiste.
Fino al 1900 non esisteva la sanità di cui l’umanità necessitava. Le aspettative di vita non superavano i 50 anni e la mortalità infantile si aggirava intorno al 10%.
Durante il secolo scorso è successo un mega boom tecnologico e la sanità esistente è cresciuta tantissimo. Abbiamo “curato” il diabete, quindi circa il 5% della popolazione umana ha la possibilità di vivere. Molte altre malattie storicamente mortali sono state messe sotto un soddisfacente livello di controllo, almeno per l’Occidente. Quindi la linea Rossa è salita tantissimo e anche quella Blu in quanto abbiamo un buon accesso ad un buon livello di sanità. Ma la blu è sempre sotto la rossa e la rossa rimane sempre sotto la verde. Ossia, non tutti abbiamo accesso alla tecnologia che esiste e non esiste abbastanza tecnologia rispetto a quanto vogliamo. Lavorare nella sanità vuol dire cercare di aumentare l’accesso alle tecnologie esistenti e aumentare le tecnologie stesse. E poi come sarà il futuro? Tutti dicono che la tecnologia addirittura supererà il nostro bisogno. In alcuni Paesi è già accaduto, nessun essere umano non ha bisogno di cambiare sesso o dimagrire senza sudare e mangiare il giusto, ma le tecnologie lo permettono. Quindi? Come sarà la nostra salute. Sono sicurissimo che noi del MAGI possiamo contribuire e ciò mi affascina.
http://www.who.int/healthinfo/global_burden_disease/GBD_report_2004update_full.pdf?ua=1
http://www.who.int/healthinfo/global_burden_disease/GBD_report_2004update_full.pdf?ua=1
Complicato?
Lascio i seguenti esempi veri a dimostrare il livello e la tipologia di complessità del lavoro nella sanità.
Esempio 1: la sfida nel campo delle Pubbliche Relazioni nella industria tessile
“Noi in Stefanel dobbiamo lanciare la nuova linea primavera/estate ma la H&M ha lanciato una settimana prima di noi. Come possiamo differenziarci nei comunicati stampa per mantenere un livello di visibilità in linea con le nostre aspettative?”
Esempio 2: la sfida nel campo delle Pubbliche Relazioni nella industria della sanità
“È morto in un incidente stradale un paziente in Puglia dopo aver somministrato il nostro medicinale anti-psicotico. È noto che uno dei possibili effetti collaterali è la sonnolenza.”
Esempio1: la sfida nel campo di marketing nella industria tessile
“Eravamo certi che la combinazione pelle e lana sarebbe tornata di moda per la prossima stagione e la nostra linea completa in pieno questa tendenza, ma la Abercombie ha appena lanciato la pelle con jeans e ora le tendenze sono cambiate. Cancellare la linea? Modificare la comunicazione? Introdurre alcune line pelle e jeans? Che fare?”
Esempio 2: la sfida nel campo di marketing nella industria della sanità
“Un mese dopo il morto in Puglia un altro paziente muore a causa dello stesso medicinale per un altro effetto collaterale. Ritirare il prodotto? Mandare una lettera ufficiale alla classe medica? Come comportarsi con la famiglia? Che fare? Non ho tanto tempo poiché’ il Direttore Affari legali mi ha bloccato il calendario per le prossime 2 settimane, gli devo dare input sull’accaduto. Aiuto! Ho appena ricevuto 50 email dai miei informatori scientifici che mi chiedono cosa rispondere alle domande degli altri 2000 medici che curano 10000 pazienti ad oggi con lo stesso medicinale.”
Esempio 3: un’altra sfida nel campo di marketing nella industria della sanità
“Il mio Global Brand Manager mi chiede come sta andando il lancio del mio prodotto (cura psichiatrica minorile) in Italia e gli sto preparando una PPT riassuntiva. All’improvviso mi chiama mia zia che dice che il parlamento ‘e stato invaso dal gruppo “Giù le mani dai bambini” in protesta al lancio del mio prodotto. La mia azienda ‘e stata nominata come “mercanti di droghe per bambini” e stasera devo andare in palestra dove tutti sanno dove lavoro. Chi sa cosa c’è per pranzo in mensa.”
Esempio 1: la sfida nel campo della produzione nella industria tessile
“La H&M ci sta massacrando con i prezzi bassi pur rimanendo profittevoli. Come faccio ad abbassare i costi?”
Esempio 2: la sfida nel campo della produzione nella industria della sanità
“Una delle sostanze del nostro medicinale ha un PH di 13 quindi è estremamente acido il che interagisce facilmente con tantissimi altri elementi. Di conseguenza abbiamo un fallimento di circa il 15% della produzione. A livello mondiale esistono solo 3 aziende che possono trattare sostanze di PH sopra il 12. Ora devo consegnare un lotto in Turchia altrimenti 2000 pazienti rimarranno senza medicinale. Cosa faccio? “
È complicatissimo!!!
Quali figure professionali sono necessarie in questo settore?
Tutte. Dal marketing e comunicazione al responsabile della produzione e esperti di logistica. Visto che i prodotti della industria curano essere umani di tutto il mondo si tratta di una industria molto globalizzata. Quindi spesso la produzione per un medicinale è in un sito nel mondo. Di fatto lavorare nel mondo della sanità vuol dire lavorare nel mondo intero. Non è come il tessile o le auto di lusso che hanno alcuni Paesi come casa propria. Di fatto chiunque vuole lavorare nel mondo della sanità lo può fare, la cosa importante è volerlo tanto. Poi è ovvio che Laurea in farmacia, biologia e medicina danno uno strumento in più, ma non è strettamente necessario. Descrivo alcuni percorsi in modo molto riassuntivo.
Nel mondo commerciale il percorso più comune è iniziare come informatore scientifico del farmaco per poi salire verso il marketing e poi verso il marketing globale.
Un altro è entrare nelle ricerche di mercato e poi fare business development.
Nel mondo della produzione i percorsi sono più tecnici ma anche più simili ai percorsi di altre industrie.
Il punto chiave è la disponibilità di trasferirsi nel mondo. Se uno desidera rimanere in Italia direi che sicuramente sta limitando le sue opzioni professionali.