di Paolo Bellamoli e Elisa Peruzzi*
Oggi più che mai l’internazionalizzazione rappresenta per imprese e professionisti di ogni settore un elemento chiave nella ricerca di nuove opportunità di mercato e ciò è particolarmente rilevante per la filiera delle costruzioni, colpita negli ultimi anni da una forte contrazione degli investimenti sul mercato interno (l’ultimo rapporto congiunturale di ANCE Veneto segnala come, nella nostra Regione, gli investimenti nelle costruzioni abbiano registrato 8 anni di calo consecutivi, con una contrazione, dal 2007, del 38,2%).
L’edilizia italiana ha finora percorso poco e in maniera saltuaria il sentiero dei mercati esteri, vuoi per la tipologia stessa del lavoro, vuoi per la piccola dimensione delle imprese edili, soprattutto se confrontata con quella della maggior parte degli altri Paesi. Nell’affrontare la sfida dei mercati esteri, le imprese della filiera si trovano ancora oggi davanti a difficoltà che spesso appaiono insormontabili, inducendole a rinunciare. Gli appalti esteri, però, sono e devono essere considerati come un’opportunità, non solo per le società che realizzano grandi infrastrutture; anche i professionisti e le imprese di medio-piccole dimensioni possono prendere parte a gare per la realizzazione di opere residenziali, commerciali, industriali, proponendo come carta vincente la propria italianità nel costruire e i plus della creatività, dello stile italiano e del design che tutti ci riconoscono. Occorrono tuttavia competenze integrate, che coinvolgano la fase propositiva degli interventi, la capacità progettuale abbinata a quella realizzativa, finanziaria e gestionale e pertanto “fare sistema”, in una logica di filiera allargata, diventa un imperativo.
In un mercato globalizzato, il confronto non può essere vinto solo in termini di know how tecnico, per il quale le nostre aziende vantano esperienze specialistiche di assoluto rilievo, ma è necessaria una piena consapevolezza di quali sono le attività da porre in essere, le relazioni da intrecciare, le verifiche normative, politiche e sociali da compiere per operare nel Paese di interesse. Il successo internazionale non s’improvvisa, ma si costruisce con un processo ampio e complesso che richiede competenze adeguate, sia di natura organizzativa e gestionale, sia di natura imprenditoriale. Richiede, soprattutto, una capacità di visione strategica che deve essere condivisa a vari livelli aziendali e tra i protagonisti della filiera.
Con questa consapevolezza è nato il progetto “Blueprint for Internationalization”, sollecitato dagli stessi operatori del settore, per sviluppare e diffondere, nella filiera delle costruzioni, specifiche e innovative competenze in grado di valorizzare sui mercati internazionali il forte e distintivo patrimonio di esperienze e tecnologie presenti nel Veneto.
*Area Progetti internazionali CUOA Business School
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