di Francesco Gatto* e Chiara Sergotti**
Mai come negli ultimi anni il tema della finanza è stato oggetto di discussioni, dibattiti e anche accese critiche. La finanza è stata spesso, e a volte in modo frettoloso, giudicata come una scienza o una tecnica estremamente rischiosa e pericolosa.
Sicuramente le attività della finanza possono avere elementi di rischio non indifferenti e questo deve stimolare una riflessione sulla capacità di valutare e gestire il rischio, soprattutto nelle situazioni di forte tensione e incertezza che le aziende hanno vissuto negli anni della crisi.
È interessante ragionare sulla soglia di rischio che ciascun operatore è in grado di tollerare e su come il rischio viene valutato, percepito e vissuto nelle diverse decisioni e azioni della finanza.
Per farlo si possono usare diverse strade. Una di queste è lavorare sul parallelismo tra i “rischi professionali” che un manager di finanza deve affrontare e il “rischio professionale” di un atleta dello sport estremo. E scopriremo che i punti in comune sono molti.
Prima di tutto la necessità di affrontare in modo consapevole e razionale ogni situazione, sapendo bene dove ci si può spingere senza mettere a repentaglio da un lato la redditività dell’azienda, piuttosto che le sorti o la sopravvivenza stessa dell’impresa, e la propria vita dall’altro.
Servono capacità di individuazione e misurazione oggettiva e una precisa consapevolezza della propria soglia emotiva e di tolleranza allo stress.
Ciascuno di noi matura fin dall’infanzia, attraverso varie esperienze e con modalità diverse, una propensione al rischio diversa, con un approccio che va dal prudente (con la necessità di acquisire molte informazioni) all’estremo (con il lancio in avventure e sperimentazioni senza avere acquisito elementi utili per gestire un eventuale rischio futuro). Nel mezzo ci sono infinite sfumature: comportamenti diversi, dettati da un mix di bisogni personali, che vanno da una forte attrazione per la sfida, al bisogno di riconoscimento, al desiderio di di eccellere.
In qualsiasi situazione personale e/o lavorativa, il primo step deve essere porsi una domanda: perché? Perché ci sentiamo spinti verso una determinata strada o una certa decisione? Non fermarsi alla prima risposta impulsiva, ci permette di raggiungere piena consapevolezza della situazione e di governare, anziché subire, le conseguenze dei nostri comportamenti.
Questa prospettiva di consapevolezza, analisi e visione è allenabile e le esperienze della montagna e soprattutto dell’alpinismo possono insegnarci molto. Sono sport estremi e richiedono una fortissima capacità di calcolo del rischio, in rapporto alle proprie forze, di autocontrollo e di gestione dello stress e impongono la capacità di prendere decisioni, spesso vitali, in situazioni fisiche, umane e climatiche molto difficili. Mai come in queste situazioni il rischio non gestito e controllato può purtroppo tramutarsi anche in tragedia.
La lettura e l’interpretazione dell’esperienza dell’alpinismo è un contributo molto utile per il manager della finanza. In una situazione di forte cambiamento ed evoluzione a livello di scenari economici mondiali, il manager della finanza è chiamato ad assumere un ruolo sempre più attivo nelle scelte strategiche di business dell’impresa. Il suo ruolo di orientamento e di guida richiede capacità di misurazione del rischio legato alle scelte assunte e una spiccata capacità di monitorare e tenere sotto controllo (anche a livello emotivo) situazioni e conseguenze. Pensiamo, ad esempio, a cosa significa vivere e gestire il rischio, dal punto di vista della finanza, nei processi di ristrutturazione e rilancio aziendale che comportano forti momenti di tensione nella vita dell’impresa e in cui la posta in gioco è alta, perché parliamo di rilancio o di fallimento dell’impresa.
Il binomio “azienda – montagna” nella gestione del rischio sarà uno dei temi oggetto di discussione nel Finance Day CUOA, in programma il 22 giugno p.v. Il tema verrà affrontato con una chiave di lettura innovativa da Chiara Sergotti, Psicologa e Docente CUOA, Consulente di Federazioni Nazionali Sportive, Squadre Nazionali atleti e da Massimo Braconi, Maestro di sci, freerider professionista, testing manager per Nordica, alpinista d’alta quota.
Il binomio “azienda – montagna” nella gestione del rischio sarà uno dei temi oggetto di discussione nel Finance Day CUOA, in programma il 22 giugno 2017. Il tema verrà affrontato con una chiave di lettura innovativa da Chiara Sergotti, Psicologa e Docente CUOA, Consulente di Federazioni Nazionali Sportive, Squadre Nazionali, atleti e da Massimo Braconi, Maestro di sci, freerider professionista, testing manager per Nordica, alpinista d’alta quota.
*Responsabile CUOA Finance
**Consulente in ambito formativo e organizzativo e Psicoterapeuta in ambito privato