di Federico Rossi – Sintesi Comunicazione*
“Ma per essere sostenibile devo cambiare i miei fornitori? Anche quelli storici?”
Questa è una delle domande più ricorrenti quando “parlo” di sostenibilità ambientale a imprenditori e manager.
Domanda diretta richiede risposta diretta… e la risposta è sì.
E proprio in questo aspetto risiede uno degli switch aziendali-organizzativi, e ancor prima culturali, richiesti dal paradigma della sostenibilità.
Sempre più per parlare di sostenibilità, quella vera, si deve parlare di sostenibilità delle filiere e delle supply chain.
L’obiettivo è chiaro e ben normato, tra le altre, dalla norma ISO 14040: la sostenibilità va analizzata, e quindi sviluppata, in un’ottica life cycle.
Dalla culla alla tomba si dice. Anzi dalla culla alla culla in una visione di economia circolare.
La ratio di questo approccio è chiara.
Parlare di sostenibilità ambientale limitando l’analisi a quello che succede nello stabilimento aziendale ha poco senso. Troppo facile, infatti, fare “arbitraggi” ovvero spostare quote di impatti a monte o a valle della porzione di ciclo produttivo che sviluppa l’azienda. Tutta la catena deve orientarsi alla sostenibilità, ovvero puntare in modo sistematico e strategico alla revisione dei processi e dei prodotti in ottica di efficientamento delle risorse e di riduzione degli impatti.
Il cambio di prospettiva è fondamentale in quanto chiama tutte le aziende ad approcciare in modo proattivo la sostenibilità senza aspettare una cogenza normativa specifica o una richiesta esplicita del cliente diretto. Infatti basta che un solo attore della filiera, soprattutto se posizionato a valle, abbracci in modo forte la sostenibilità e questa “richiesta” risalirà in modo repentino la catena.
Facciamo un esempio.
Ipotizziamo che domani mattina le più importanti catene della GDO inizino (e molte lo stanno già facendo) a inserire nei loro driver di scelta dei brand e dei prodotti da mettere a scaffale la sostenibilità (da non confondere con il concetto di prodotto biologico).
Ovviamente essere sostenibili a parole non vuol dire nulla e quindi le stesse insegne inizieranno a chiedere ai loro fornitori di dimostrare il loro “lato green” con, per esempio, un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) o con una dichiarazione EPD (Environmental Product Declaration).
Nell’ottica life cycle, la sostenibilità di queste aziende fornitrici dipende anche dalla sostenibilità dei loro fornitori.
La richiesta di una sostenibilità misurata e validata comincerà così a risalire la filiera espandendosi a tutte le componenti e a tutti gli asset – primari e secondari – dei cicli produttivi.
L’azienda di trasformazione di semilavorati alimentari, fornitrice della GDO, valuterà con più attenzione i suoi fornitori, non solo quelli delle materie prime ma anche quelli, per esempio, degli impianti e delle tecnologie perché tutto rientra nel calcolo dei suoi impatti.
A loro volta le aziende che producono i semilavorati faranno lo stesso e così via. Ecco che una richiesta partita dal fondo della filiera ha influenzato in modo veloce tutta la supply chain.
Diventa, quindi, fondamentale anticipare in modo attivo questi fenomeni in quanto il processo di selezione delle catene di fornitura sarà molto più veloce del processo di adeguamento dei prodotti e dei processi che, basandosi su aspetti tecnologici e di innovazione, sarà gioco forza lento e profondo.
Aspetti come la ricerca e sviluppo e la visione di lungo periodo diventano quindi elementi dirimenti.
Il rischio è quello di restare tagliati fuori dal mercato… senza aver capito il perché.
Al ripensamento delle filiere in un’ottica di sostenibilità e di economia circolare è stato dedicato, nelle scorse settimane, il corso “La sostenibilità nella supply chain” che rientra nell’offerta a catalogo CUOA, interamente finanziata, rivolta alle imprese venete nell’ambito del progetto “Economia Circolare – Senso etico ambientale ed industriale del prodotto e del riciclo” Codice 79-1-948-2016 – POR FSE 2014-2020 DGR 948/2016.
Il progetto mira, anche in una prospettiva di confronto internazionale, a promuovere le pratiche sostenibili e offrire a imprenditori, manager e professionisti gli strumenti e le competenze per abbracciare il nuovo paradigma orientando le aziende verso un modello più etico ma al contempo più competitivo.
*Partner operativo del progetto Economia Circolare
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