ImpresealCUOA, 26 luglio 2018
di Paolo Gubitta*
Il movimento delle B-Corp e la forma giuridica Società Benefit si inseriscono in un più ampio dibattito che ruota attorno all’emergente Quarto Settore. In questo contributo, Paolo Gubitta, direttore scientifico CEFab by CUOA e professore ordinario di Organizzazione aziendale all’Università di Padova, spiega le ragioni per le quali questo dibattito è nato e quali sviluppi potrà avere.
Martedì 23 gennaio 2018, il Corriere della Sera pubblicava un appello che chiedeva a partiti e movimenti italiani: «che programmi avete per lo sviluppo sostenibile?». I promotori segnalavano che sostenibilità sociale e ambientale sono fattori imprescindibili per dare un futuro alle generazioni che verranno e chiedevano impegni forti e concreti.
Questo appello va preso sul serio, sia per il suo contenuto sia perché a lanciarlo è stata la comunità delle 80 imprese italiane (tra cui anche una manciata di venete, tra cui la Zordan appartenente al CLUB Member CUOA) che hanno già ottenuto la certificazione B-Corporation, in quanto adottano strategie e pratiche manageriali orientate a generare «benèfici effetti» non solo per proprietari e collaboratori, ma anche per il contesto sociale e territoriale in cui operano: sanno cosa vuol dire sostenibilità sociale e ambientale, perché la realizzano tutti i giorni, la misurano e la rendicontano alla fine di ogni anno, si sottopongono volontariamente al controllo di un ente esterno indipendente per mantenere la certificazione.
In questo modo di fare impresa si specchiano due concetti che entreranno rapidamente nel nostro linguaggio quotidiano: «Quarto Settore» e «Organizzazioni Ibride».
Il «Quarto Settore» è un aggregato che prende forma per effetto di tre fenomeni. Da un lato, una porzione del comparto pubblico (il «Primo Settore») sta pragmaticamente cercando di generare introiti nello svolgimento delle proprie funzioni: fa pagare alcuni servizi, adotta logiche gestionali tipiche delle imprese private, e impiega le maggiori risorse disponibili per massimizzare il benefìcio generale. Dall’altro, questa evoluzione è ben visibile anche tra le organizzazioni pubbliche e private che lavorano nel sociale senza scopo di lucro (il «Terzo Settore»): vendono beni e servizi, diversificano le fonti di finanziamento, dipendono meno dai contributi, e generano maggiori risorse da dedicare alle iniziative benèfiche. Infine, ci sono le imprese private con fini di lucro che vivono sul mercato (il «Secondo Settore») e che sfidano la rigida separazione tra for profit e no profit, per passare alla logica for benefit.
In sostanza, il «Quarto Settore» è popolato da organizzazioni che coniugano sfera sociale e sfera economica, e che trovano il bilanciamento più adatto tra le due polarità senza annacquare l’identità e le funzioni originali. Gli studi manageriali le hanno definite «Organizzazioni Ibride» e in esse le B-Corporation occupano un posto chiave, perché adottano modelli di business con in mente un duplice obiettivo: ottenere un profitto adeguato e contemporaneamente avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente o, perlomeno, non essere causa di effetti negativi.
Cosa fanno concretamente? C’è chi ridisegna i prodotti affinchè sia più semplice disassemblarli, rigenerarli, riutilizzarli o ri-assemblarli per altri usi (è la cosiddetta economia circolare). C’è chi riprogetta i cicli di produzione per ridurre gli scarti di lavorazione. C’è chi organizza e paga i corsi di inglese per tutti i collaboratori (nessuno escluso e senza distinzione di ruolo) perché oggi la conoscenza di una lingua straniera è una competenza di base che nessuno può permettersi di non avere. C’è chi continua a lavorare solo con partner o fornitori che prendono precisi impegni in tema ambientale e sociale (e chiude i rapporti con chi non lo fa). C’è chi delega a team di collaboratori il compito di individuare le soluzioni più efficaci per conciliare impegni di lavoro e familiari. C’è chi finanzia questa o quella iniziativa sociale. E c’è chi fa tutte queste cose insieme. L’aspetto più dirompente del loro approccio è che cambia la natura del rapporto tra proprietà, management e maestranze: conflitto e rivendicazione cedono il passo alla collaborazione, al coinvolgimento e alla partecipazione, senza che nessuno abdichi al proprio ruolo.
La dialettica tra Quarto Settore, Organizzazioni Ibride e Economia Circolare è ancora quasi tutta da scoprire e rappresenta una sfida sia per gli studiosi che per le imprese e la società.
La Special Issue di #ImpresealCUOA n. 46 include i seguenti contributi:
Più valore ai valori: Società Benefit e Imprese Familiari
- B-Corp e Società Benefit: analogie e differenze
- Le imprese familiari e l’orientamento (naturale?) al benefit
- Società Benefit e strategie di sostenibilità
- L’impatto sociale delle Società Benefit
- Società Benefit e la filosofia di un imprenditore ribelle
- Quante sono le Società Benefit in Italia?
- B-Corp, Quarto Settore e Organizzazioni Ibride
- Società Benefit & Family Business
- B-Corporation… e il modo di fare impresa non sarà più lo stesso
*Ordinario di Organizzazione aziendale e Imprenditorialità all’Università di Padova e direttore scientifico Centro per l’Imprenditorialità e le Imprese Familiari (CEFab) CUOA Business School