di Federico Fontana*
Mai come in questi ultimi tempi i “dati” stanno diventando sempre più strategicamente ed economicamente importanti.
Pensiamo al top trend del momento, la GDPR (General Data Protection Regulation) ovvero quel regolamento con il quale la Commissione europea intende rafforzare e rendere più omogenea la protezione dei dati personali di cittadini e dei residenti nell’UE. Oppure come pubblicato su una serie di articoli del Guardian e del NYT (New York Times) che dimostrano l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook da parte di un’azienda di consulenza per il marketing online per influenzare le campagne elettorali…
Ma se ci pensiamo bene, non è tanto il dato decorrelato che viene considerato importante, bensì le informazioni ad esse collegate che ci permettono di trarne benefici (siano essi legati alla ricerca, alla politica o al business).
Troppo spesso però trascuriamo i processi e le tecnologie necessarie a trasformare i dati in conoscenza, in informazione.
Raccogliere e organizzare i dati non significa implicitamente essere in grado di generare delle informazioni. E anche una volta recepite tali informazioni queste non si trasformano automaticamente in conoscenza .
Ed è a questo punto che si può introdurre il concetto di Business Intelligence e di quello che ci sta a monte.
In un ambito prettamente aziendale, immaginate una piramide alla cui base ci sono i DataBase (principalmente i DB degli ERP) che contengono i dati che servono per gestire il business e le cui caratteristiche sono prettamente operative.
Saliamo ora verso il vertice e al centro troviamo il luogo dove i dati si trasformano e diventano informazioni (ovvero supporto alle decisioni). Troviamo quindi i data warehouse (dei grandi magazzini di dati decisionali) che attraverso processi di data mining trasformano il dato proveniente da qualsiasi fonte (DataBase) in informazione, aggregandoli non più necessariamente per “business domain” ma bensì per obiettivo di analisi.
I data warehouse hanno inoltre il compito di validare e di “certificare” (rendere certo) il dato, ovvero l’informazione da esso estratta.
Percorrendo quindi l’ultimo step della nostra piramide immaginaria arriviamo al vertice dove vengono posizionati gli strumenti di Business Intelligence. Ovvero applicazioni in grado di analizzare ed elaborare i dati contenuti nel DWH, restituendoli sotto forma di tabelle, grafici, report, analisi multidimensionali ecc.
Durante la sessione di formazione nell’ambito dell’Executive Master in ICT Management percorreremo assieme i vari step per arrivare al vertice della piramide, cercando di intraprendere il percorso logicamente più lineare, evitando di incappare negli errori più comuni, per poter dare forma al dato e trasformarlo in conoscenza e valore aggiunto per le nostre aziende!
*IT Director, Eastern Europe Cluster – Air Liquide