di Alessia Fior* e Alessandro Landini**
Le Società Benefit sono una recente innovazione del sistema legislativo italiano, introdotte con la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (commi 376-383 e allegati 4 – 5), entrata in vigore l’1 gennaio 2016. A due anni e mezzo di distanza, quante sono e di che tipo sono le Società Benefit in Italia. Ecco l’analisi di Alessia Fior e Alessandro Landini.
A due anni e mezzo dall’entrata in vigore della normativa sulle Società Benefit, le realtà italiane che hanno adottato questa forma giuridica sono circa 200 [1].
Si tratta in prevalenza di nuove imprese nate negli anni più recenti. Il 71%, infatti, è nato a partire dal 2016 (il 27% nel 2016, il 31% nel 2017, il 13% nei primi cinque mesi del 2018), mentre nel 29% dei casi si tratta di trasformazione di società for profit fondate precedentemente. Per queste ultime, quindi, il passaggio a Società Benefit è stato preceduto da un accordo tra i soci finalizzato a modificare l’oggetto sociale e ad inserire in modo esplicito gli altri benefici che l’azienda si propone di raggiungere.
Dal punto di vista settoriale, le Società Benefit sono così distribuite:
- Servizi alle Imprese: 35,3%
- Consulenza direzionale: 16,8%
- Distribuzione: 12,1%
- Turismo e Ristorazione: 7,4%
- Attività di cura: 6,3%
- Formazione: 5,8%
- Agrifood: 2,6%
- Metalmeccanica: 2,6%
- Altro: 11,1%
Come si può notare, spiccano i servizi alle imprese e la consulenza direzionale, ambiti nei quali il know-how e la reputazione aziendale generano un importante vantaggio competitivo. In queste attività, segnalare che l’azienda opera in modo sostenibile e che si impegna concretamente per la massimizzazione del benessere anche per i collaboratori e per la comunità circostante può essere un elemento di differenziazione sul mercato dei clienti e un elemento di attrattività per le nuove generazioni, che hanno una maggiore sensibilità per la qualità intrinseca del lavoro.
L’attenzione per questi aspetti è almeno in parte confermata dal fatto che tra le Società Benefit esistenti, sono 33 (circa il 17%) quelle che hanno ottenuto anche la certificazione B-Corp, facendosi misurare da un ente esterno indipendente gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dalla gestione (e ottenendo un punteggio di almeno 80 nel rigoroso protocollo di analisi B Impact Assessment, su una scala da 0 a 200).
Per quanto riguarda infine la distribuzione territoriale, infine:
- Centro: 22,0% (di cui quasi la metà concentrata nella provincia di Roma)
- Nord Est (inclusa l’Emilia Romagna): 20%
- Nord Ovest: 48,8% (di cui più della metà concentrata nella provincia di Milano)
- Sud e Isole: 9,3%
* Alessia Fior è laureanda magistrale in Business Administration all’Università di Padova, con una tesi su Società Benefit e Imprese Familiari
** Alessandro Landini è laureando magistrale in Business Administration all’Università di Padova, con una tesi su Impatti Organizzativi della Certificazione B-Corp
[1] La ricerca è stata compiuta utilizzando il database AIDA a fine maggio 2018. Sono state estratte le aziende nella cui ragione o denominazione sociale compariva una delle seguenti dizioni: SB, S.B, S.B., Benefit, Società Benefit, Benefit Corporation. Dopo l’estrazione, sono state eliminate le società in liquidazione. È stato inoltre fatto un controllo incrociato con il registro delle Società Benefit disponibile all’indirizzo: http://www.societabenefit.net/elenco-delle-societa-benefit/
La Special Issue di #ImpresealCUOA n. 46 include i seguenti contributi:
Più valore ai valori: Società Benefit e Imprese Familiari
- B-Corp e Società Benefit: analogie e differenze
- Le imprese familiari e l’orientamento (naturale?) al benefit
- Società Benefit e strategie di sostenibilità
- L’impatto sociale delle Società Benefit
- Società Benefit e la filosofia di un imprenditore ribelle
- Quante sono le Società Benefit in Italia?
- B-Corp, Quarto Settore e Organizzazioni Ibride
- Società Benefit & Family Business
- B-Corporation… e il modo di fare impresa non sarà più lo stesso