ImpresealCUOA, 9 luglio 2018
di Diego Campagnolo*
Abbiamo fatto visita alla Sariv grazie all’ospitalità di Nicola Sartore che ci ha raccontato perché, quando e come ha intrapreso la trasformazione digitale della sua impresa. Diego Campagnolo (Direttore Scientifico di MBA Imprenditori di CUOA Business School e Università di Padova) ci racconta come è andata.
Sabato 9 giugno 2018, con alcuni allievi della 11ª e 12ª edizione di MBA Imprenditori abbiamo fatto visita alla Sariv di Fontaniva (PD), una di quelle PMI che negli ultimi anni ha saputo far parlare di sé tanto da diventare caso di studio.
Cosa avrà di particolare una piccola impresa che produce rivetti? La particolarità risiede nel fatto che sta facendo, da anni, quello di cui tutti oggi parlano, ovvero la trasformazione digitale. Nicola Sartore, AD e membro della famiglia che ne è proprietaria, ci ha letteralmente guidati lungo il percorso di trasformazione che sta compiendo Sariv fin dal 2009, ben prima quindi del cosiddetto Piano Industria 4.0 che ha portato alla ribalta e ha creato i giusti incentivi affinché un numero crescente di imprese si indirizzassero verso questo processo.
Sariv ha intrapreso la digital transformation in modo strumentale a un cambio del proprio modello di business. Le nubi della crisi hanno suggerito di spostarsi progressivamente dalla produzione di rivetti standard all’industria automobilistica che richiede prodotti speciali, il più delle volte customizzati. Ma non si è trattato solo di un cambio di prodotto. Cambiando il target è cambiata anche la logica di gestione della relazione e le attività chiave. Sariv ha dovuto investire nelle attività di ricerca e sviluppo, diventando un problem solver per i suoi clienti. L’automotive, si sa, pone sfide importanti anche sotto il profilo della tracciabilità del prodotto, dei controlli sul prodotto e sui processi, dei livelli di servizio da garantire al cliente e delle certificazioni che è indispensabile acquisire. Sono tutti aspetti che hanno reso chiaro fin da subito che la digitalizzazione degli impianti e dei processi amministrativi sarebbe stata un potente catalizzatore per favorire il cambio di modello di business. Oggi Sariv è dotata di sistemi che consentono una tracciabilità completa, può svolgere dettagliate analisi di processo grazie ai dati che raccoglie sistematicamente, riesce a conoscere in tempo reale la propria capacità produttiva disponibile.
Sariv è anche un’impresa internazionale. Lo era già prima della trasformazione digitale e del suo modello di business grazie ai 5 magazzini di cui dispone a livello europeo. Si trattava di sedi strumentali a garantire disponibilità del prodotto quando il canale distributivo era indiretto e Sariv non aveva il contatto con il cliente finale (ferramenta e distribuzione specializzata). Il loro ruolo rispetto al nuovo modello di business sembra marginale. Che in linea teorica ci sia un legame tra digitale e internazionale è fuori di dubbio. Lo stesso caso Sariv lo mette in evidenza quando si considera che la combinazione tra investimenti in ricerca e trasformazione digitale le ha assicurato di entrare in relazione con tutte le principali case automobilistiche europee e non solo. D’altro canto però, l’esigenza di una presenza diretta nel mercato estero potrebbe essere meno rilevante. La trasformazione digitale dei prodotti e dei processi può aprire lo spazio a considerazioni nuove rispetto alle strategie di internazionalizzazione.
Si tratta di un tema che merita di essere esplorato ulteriormente. CUOA Business School lo sta facendo in cooperazione con Tonucci & Partners e Bonucchi e Associati attraverso il progetto di ricerca “Be International. Be Digital”.
Sono già 8 le imprese di settori e posizioni nella filiera diverse che abbiamo intervistato per capire il loro punto di vista. Stay tuned!
*Direttore scientifico MBA Imprenditori CUOA