Il Master non è solo contenuti, lezioni, esercitazioni, scambio di esperienze professionali.
Il Master è emozione, è fatica, è tensione.
Parliamo della “pancia” del Master, grazie all’esperienza di Monica Vio, nostra Alumna Executive Master in ICT Management.
Il completamento di un percorso in cui ho scoperto temi interessanti, provato grande entusiasmo, ma anche momenti di fatica e stanchezza – alcuni venerdì soprattutto, dopo un’intensa settimana di lavoro – conosciuto tanti professionisti appassionati del loro lavoro e alla ricerca di nuovi stimoli e trovato nuovi amici.
La mia tutor mi chiede se me la sento di scrivere un pezzo per il blog del CUOA sull’esperienza del mio project work.
Bello, mi piacerebbe, ma d’istinto subito le chiedo con che tempistiche… sono sempre in corsa contro il tempo – come tutti!
Ma ancora sull’onda delle tante emozioni provate ieri, me lo prendo il mio tempo… è questo il momento giusto per poterle riversare in queste righe.
Vado a ritroso, effettivamente ho fatto una scelta un po’ singolare… avrei potuto rendermi la vita più facile, alla fine però devo dire che è stata certamente la scelta più impegnativa, ma quella più giusta!
Ho pensato a due progetti, uno molto vicino alla mia realtà lavorativa, però scelgo il secondo, un po’ ignoto, ma anche quello che mi consente di alzare lo sguardo dal quotidiano e di provare a mettere a terra alcune delle tante lezioni ascoltate durante il corso.
L’idea è di provare a calare il progetto in una realtà che conosco da tempo, quella del cliente per cui lavoro da diversi anni, di cui conosco il business e i processi, ma in un ambito per me nuovo… so in che direzione voglio andare, ma non so cosa troverò lungo la strada e fino a dove riuscirò ad arrivare!
Ho deciso. Presento la proposta di project work. Inizio! Grande entusiasmo, ma presto anche i primi ostacoli…
Con i mezzi digitali che oramai abbiamo a disposizione, il materiale è tanto e orientarsi non è semplice. Passo le serate e i momenti liberi a leggere i libri e a navigare i siti che i docenti ci hanno consigliato per acquisire le conoscenze che non ho e capire come posso fare!
Inizio a studiare gli strumenti che ci hanno fatto vedere durante il corso e che mi avevano colpito per la semplicità d’uso e le potenzialità. Entrando nel dettaglio però, gli strumenti richiedono conoscenze tecniche che non ho più… non programmo più da anni!
Passo dall’entusiasmo allo scoraggiamento… in cosa mi sono imbarcata???
Valuto anche di chiedere alla mia tutor di tornare al primo progetto, alla mia zona di comfort!
Le scadenze per gli incontri di follow up mensili non sono imminenti, ma neanche lontanissime, gli impegni di lavoro, familiari e personali non lasciano tanto spazio…
Chi me lo ha fatto fare? nessuno, ho scelto io di farlo perché desideravo ampliare l’orizzonte e trovare nuovi stimoli. È questo il motore di tutto, non devo pensare di poter fare tutto e subito, devo fare il meglio che posso con le risorse che ho a disposizione, continuare a trarre energia dall’entusiasmo iniziale… barcollo, ma non mollo!
Ritorno a “giocare” con gli strumenti, scelgo quello che è più alla mia portata e lo uso per una prima analisi generale, raccolgo i dati, li osservo… la matassa comincia a dipanarsi, inizio a vedere dei casi particolari. Comincio a familiarizzare con il nuovo contesto. Ho trovato i miei primi casi di studio da approfondire!
Provo a ripetere l’analisi con altri strumenti, la fase di configurazione è un po’ più complicata, i tempi di esecuzione un po’ più lunghi, i dati da ripulire parecchi…di nuovo non è facilissimo!
E va bene, qualcun altro ci sarà pur passato… San Google J . Trovo dei tutorial online e riesco ad uscirne, ma il tempo comincia a diventare poco. Decido di concentrarmi su un solo secondo strumento e procedo nuovamente con entrambi approfondendo i risultati preliminari.
Metto a confronto, scopro delle correlazioni, ne comprendo i significati: finalmente dei risultati che mi sembrano interessanti; spero lo saranno anche per il cliente!
È il momento di avere un feedback, preparo qualche slide di sintesi e le condivido con i miei referenti cliente; scopro che utilizzano già un servizio per lo stesso tipo di analisi che ho condotto; alcuni risultati sono loro già noti, ma alcuni sono nuovi anche per loro e di valore J
Valutiamo insieme altri casi di studio a cui sono interessati, ricomincio daccapo, trovo altri risultati, ri-analizzo, ri-sintetizzo e ri-condividiamo.
Anche gli incontri di follow-up sono andati, il lavoro di taglia e cuci sui contenuti va completato, è il momento di tirare le somme…
La data della presentazione si avvicina, bisogna preparare le slide finali del project work, fare sintesi del lavoro fatto in questi mesi e prepararsi a raccontarlo in 30 minuti (sembrano tantissimi, in realtà poi sarà difficile restarci dentro, perché di cose da dire ce ne sono davvero tante).
Arriva finalmente la data, c’è la voglia di rivedersi con i compagni di corso con cui ho iniziato questa avventura di un anno e mezzo (sembra una vita), con cui ho passato in ottima compagnia i venerdì sera confrontandoci e confortandoci – siamo sfiniti dalla settimana di lavoro, dalle trasferte,.. “solo un aperitivo, una cena veloce, torniamo presto” e invece si fa sempre mezzanotte, senza accorgersene.
In questi mesi ci siamo sentiti costantemente nel gruppo WhatsApp per vincere la sindrome da abbandono…
Siamo tutti professionisti di medio-lungo corso, molti di noi sono già abituati a parlare in pubblico, a presentare i propri progetti, ma c’è una strana emozione… c’è chi confessa di aver provato e riprovato il discorso, di essere stranamente in ansia, di avere il vuoto, di aver cancellato per errore la slide finale nell’ultima consegna…
Io sono in lista tra gli ultimi nel pomeriggio, ma sono arrivata fin dal mattino, riesco ad ascoltare quasi tutti miei compagni… quanta strada hanno fatto in quest’anno e mezzo e quante belle storie stanno raccontando, ci vedo dietro tutto l’impegno, la fatica, ma anche le idee originali, la voglia di migliorare le realtà in cui lavorano, di portare valore ai loro clienti…
Arriva anche il mio turno… ci metto tutto quello che posso, i 30 minuti volano e arrivo alla slide finale…
Grazie ai miei compagni di percorso,
è stata una bellissima esperienza conoscervi, confrontarmi con voi e passare del tempo insieme.
Spero resteremo amici di lungo corso!
p.s. quella che aveva cancellato la slide finale ero io! Da un errore, un’opportunità… se ne è accorta la mia tutor provando le presentazioni di tutti (!!!), è un momento importante per noi lo sa, ci tiene che tutto vada per il meglio.
“Ti sei persa la slide finale, te l’ho aggiunta io con un ringraziamento standard o avevi scritto qualcosa di particolare?” – “No, ma te la rimando io, non ci avevo pensato, ce l’ho un ringraziamento speciale da fare!”.
Anche stasera si è fatta mezzanotte, con le stesse emozioni dei nostri venerdì, scrivendo, senza accorgermene.