“Chiunque creda che la crescita esponenziale possa durare per sempre in un mondo finito può essere solo un folle o un economista“.
Era il 1973 quando Kenneth E. Boulding, al Congresso degli Stati Uniti, sottolineò il rischio per il pianeta dei modelli di consumo adottati. Ma è stata la pubblicazione, un anno prima, de “I limiti dello sviluppo” ad opera del MIT e del Club di Roma, che ha dato un contributo fondamentale alle teorie della sostenibilità e a creare le basi della spaceship economy vs cowboy economy.
Solo negli ultimi anni però, anche grazie al fondamentale contributo della Fondazione EllenMacarthur e di alcune menti illuminate come Gunter Pauli, teorico della Blue Economy, si è cominciato a definire alcune strategie di successo, che comportano il necessario coinvolgimento, in prima linea, non solo dei consumatori, ma soprattutto delle imprese.
Solo negli ultimi anni però, anche grazie al fondamentale contributo della Fondazione EllenMacarthur e di alcune menti illuminate come Gunter Pauli, teorico della Blue Economy, si è cominciato a definire alcune strategie di successo, che comportano il necessario coinvolgimento, in prima linea, non solo dei consumatori, ma soprattutto delle imprese.
L’economia circolare, ovvero l’economia in grado di rigenerarsi da sola, è il nuovo paradigma della sostenibilità, dove il concetto di business è cardine del cambiamento.
Intervenire però sui modelli di business non è nè semplice nè veloce ed implica un naturale passaggio da un approccio individualista ad uno partecipativo e condiviso, i cui obiettivi non sono più il vantaggio per la singola azienda, ma per la comunità e il territorio di riferimento.
Intervenire però sui modelli di business non è nè semplice nè veloce ed implica un naturale passaggio da un approccio individualista ad uno partecipativo e condiviso, i cui obiettivi non sono più il vantaggio per la singola azienda, ma per la comunità e il territorio di riferimento.
Oggi gli strumenti per accelerare questa transizione sono disponibili, ma le aziende devono essere preparate ad affrontare diversi ostacoli, prima tra tutti la capacità di evolvere da una società (e un pensiero) lineare ad uno sistemico, più legato alle dinamiche naturali. Parlare di filiera circolare, di recupero e riciclo, di estensione della vita dei prodotti, di piattaforme di condivisione e di prodotti come servizio, significa cercare di valorizzare risorse, capacità e cicli di vita sprecati.
Il Progetto Economia Circolare raccogliendo quasi 90 aziende, con più di 2000 ore di formazione, visite internazionali e centinaia di operatori coinvolti, ha fatto sistema nel contesto produttivo veneto, seminando buone pratiche di economia circolare e soprattutto facendo rete.
Ne verranno presentate testimonianze ed esperienze di successo nel corso del seminario finale che si terrà il 6 novembre 2018 al CUOA.