25 giugno 2019
Nella serata dedicata ai nostri Soci Sostenitori, abbiamo potuto ripercorrere grazie al Prof. Bruno Lamborghini i punti più importanti della cultura d’impresa olivettiana. Un’occasione molto importante, perché in molti dei principi che hanno ispirato il modello di Adriano Olivetti ritroviamo i saldi valori che come business school ci siamo impegnati a interpretare e a diffondere attraverso la nostra attività per imprese e persone: cultura, futuro, coraggio di scegliere e di impegnarsi, attenzione alla dimensione etica e alla ricaduta sociale di ogni nostra attività.
Essere formatori oggi non significa solo trasferire conoscenze e competenze. Significa stimolare in modo costante al miglioramento e al recupero di una dimensione valoriale forte, che deve mettere al centro la persona.
Per i nostri Soci presenti in sala, un intervento di visione, un’occasione per fermarsi a riflettere su un modello a cui ispirarsi, all’interno di una scuola, il CUOA, che è la loro scuola e che vuole per prima essere promotrice del valore di curare il capitale più importante di cui le aziende dispongono: quello umano.
1. La grande mutazione
Oggi siamo entrati in una fase di imprevedibili squilibri e mutazioni.
Ci confrontiamo con fattori di incertezza e complessità fuori controllo, rischiando di non avere più termini di riferimento. Ci siamo chiesti quindi con il prof. Lamborghini se l’esperienza di Adriano Olivetti, imprenditore in tempi difficili, può essere utile per consentirci di disporre di nuovi riferimenti e guidelines per chi fa impresa oggi. La sua utopia molto concreta è oggi necessaria.
2. La fabbrica olivettiana
Al centro della comunità della fabbrica olivettiana ci sono le persone, che crescono condividendo la stessa cultura di libertà, gli stessi valori etici e civili nella comune consapevolezza di operare per costruire valore reale vero e agire per un bene comune.
3. Un progetto di libertà
Ogni persona è un “progetto di libertà”, che deve essere rispettato.
Il rispetto delle persone produce equità ed è la base del successo dell’impresa responsabile. La comunità– impresa di persone libere viene costruita attraverso la formazione: conoscenza e cultura, per tutti, nessuno escluso.
Diceva Olivetti: “Aldilà dei principi di organizzazione aziendale, una trama ideale ha informato l’opera della nostra società […] che crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, dell’arte, della cultura, ma crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella possibilità di elevazione e riscatto”.
Olivetti voleva dare spazio alla libertà di pensare e creare da parte di tutti, massimizzando la capacità di innovazione, senza limiti organizzativi o gerarchici, anticipando il concetto di open innovation: impresa aperta e organizzazione trasversale.
4. Guardare avanti …
Il pensiero di Olivetti: “In me non c’è che futuro […] per vivere occorre progettare sempre”.
… guardare attorno e fuori
Già negli anni ‘60 Olivetti è l’azienda italiana più internazionale, con fabbriche e presenza in tutto il mondo, con profonda integrazione tra i propri valori e il rispetto delle culture locali e dell’ambiente in cui opera e crea valore.
5. Tecnologia e persona
Il Prof. Lamborghini ci ha raccontato, conoscendolo molto bene, che Olivetti si sarebbe oggi appassionato di Internet e dell’intelligenza artificiale, ma che avrebbe anche sicuramente valorizzato prima l’intelligenza e la consapevolezza delle persone. La tecnologia è fattore abilitante e strumento di sviluppo, ma occorre che la persona sia al centro. Il nuovo lavoro è conoscenza, intelligenza e competenze. Non jobs, ma skills. La grande opportunità è la metamorfosi delle competenze e delle organizzazioni basata sulle nuove tecnologie, ma soprattutto sulla capacità delle persone di usarle correttamente, nel rispetto di imprescindibili valori etici e sociali.
Occorre un cambiamento culturale. “La cultura è la risposta” – diceva Olivetti.
6. Lavoro come conoscenza e competenza
Il pensiero di Olivetti: “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia, mentre è ancora per molti frustrazione e tormento di non averlo, di fare un lavoro che non giovi ad un nobile scopo”. L’imprenditore deve impegnarsi, per dare valore al lavoro “… perché ciascuno possa gestire in pieno e in libertà il proprio lavoro, avere il piacere di farlo, sentire l’azienda come sua e portare risultati misurabili”.
7. La learning company
L’impresa intesa come “learning company” nasce e cresce sulle competenze delle persone partecipanti, con le tecnologie abilitanti a supporto e diventa ecosistema dinamico di scambio aperto all’interno (collaborazione e partecipazione di tutti) e all’esterno (filiere, partners, reti, territorio, istituzioni pubbliche).
L’impresa come “sistema di persone” produce valori economici, sociali, ambientali, etici, di comunità aperta, che investe sul futuro, che sviluppa scambio di conoscenza, di valori, senza barriere e con obiettivi imprenditoriali chiari.
Il Prof. Lamborghini ci ha descritto l’impresa che è effettiva e vitale comunità, che sogna e costruisce concretamente ogni giorno.
Ha ricordato il premio imprenditore olivettiano, lanciato in occasione dei 100 anni della Olivetti nel 2008, che celebra gli imprenditori che nella loro attività esprimono valori olivettiani. Tra i premiati voglio ricordare il grande impegno valoriale e imprenditoriale di Elena Zambon, della multinazionale chimico-farmaceutica Zambon, che è tra i soci fondatori del CUOA.
In chiusura, il messaggio forte ai nostri CLUB Member: “Tutto questo non è un’utopia olivettiana. È possibile per ogni impresa essere una comunità concreta e tanti imprenditori che incontro lo stanno facendo e ce ne sono anche qui tra di voi. Allora si può fare”.