Riflessioni sul passaggio generazionale nelle aziende vitivinicole in Italia
di Francesca Pedrazza Gorlero*
Tra le prime 100 aziende familiari più antiche al mondo, 15 sono italiane. Le aziende più longeve ancora in esercizio sono 5, di queste, 2 sono aziende vitivinicole: Marchesi Antinori nata nel 1385 e Barone Ricasoli, fondata nel 1141. Un dato interessante che, forse, più di ogni altro racconta la forza che lega la produzione del vino alla terra, alla tradizione, all’esperienza e, quindi, alla famiglia.
Il passaggio generazionale nelle aziende familiari, non riguarda solo trasferimenti di quote e cariche, ma soprattutto un patrimonio di competenze, di capacità relazionali e di ‘visioni’ aziendali.
Siamo di fronte a cambiamenti radicali, spinti dalla rivoluzione digitale che sta sconvolgendo i modelli di produzione, i rapporti con i clienti e la gestione delle persone. Il futuro riserva nuove sfide e a ‘raccogliere il guanto’ ci sono molte donne, soprattutto in Italia. L’impostazione patriarcale ha voluto che a possedere la terra fossero a lungo solo gli uomini, alle donne era concesso solo lavorarla; nell’antica Roma le mulieres non potevano nemmeno assaggiare il vino e, fino a non molti anni fa, amarlo non era un bel biglietto da visita per il gentil sesso. Il mondo è cambiato.
Il vino è sempre più rosa. Mogli, figlie, nipoti si riappropriano della cura della terra, quella che dalla Mesopotamia al Messico ha reso possibile la nascita delle nostre civiltà.
La Cura è una cifra distintiva del DNA femminile, le donne non sono mai solo concentrate sui meccanismi produttivi – e questo è stato a lungo considerato un difetto – ma oggi il loro approccio ‘multifunzionale’, fatto di attenzione all’accoglienza, alla salute, all’ambiente, alla sicurezza della famiglia, si chiama Sostenibilità.
Non è un caso che le Donne del Vino siano la più grande e attiva associazione femminile mondiale del settore enologico, con un format basato sull’inclusione dell’intera filiera: da chi produce uva a chi scrive, vende, serve le bottiglie. Una ‘visione’ inclusiva tutta femminile, di cui ci sarà sempre più bisogno per innovare la tradizione.
È l’urgenza di un mercato globale in cui l’Italia rischia di perdere primati produttivi, faticosamente guadagnati. Sappiamo produrre vini eccellenti, ora l’obiettivo è saperli raccontare e vendere al prezzo che meritano.
Il mercato parla di innovazione, di enoturismo e di sostenibilità.
Il linguaggio del cambiamento che le nuove generazioni possono aiutare a capire, facilitare, spingere e che è indispensabile per continuare a crescere. Un codice molto femminile. Di qui un monito, un incoraggiamento e un invito: se le mani a cui passate il testimone dell’azienda vitivinicola sono di una donna, siate certi – senza nulla togliere agli uomini – che sono quelle giuste.
Su questi temi partecipa all’evento “Donne imprenditrici e passaggio generazionale nelle aziende del vino” il prossimo 3 luglio alle 17.00 al CUOA!
*Team di Progetto Executive Master in Wine Business