di Alberto F. De Toni*
Il concetto di orlo del caos è correlato a quelli di ordine e disordine. Generalmente siamo abituati a pensare all’ordine e al disordine in modo separato. Non siamo abituati a pensare all’ordine e al disordine insieme. Siamo abituati ad associare all’ordine significati positivi e al disordine significati negativi.
I sistemi naturali si trovano in una situazione di ordine dinamico, che non è né l’ordine immutabile e statico, né il disordine incontrollabile e potenzialmente pericoloso del caos. Per questo stato, al limite tra ordine e disordine, Chris Langton, fisico dell’Istituto di Santa Fe in California, ha coniato il nome di «orlo del caos»: in questa condizione si ha la creazione di novità, la creatività, la vita stessa. L’orlo del caos, situandosi al limite tra ordine e disordine, è una zona ad alto potenziale creativo. Essendo estremamente vicina al caos però, con le sue caratteristiche di imprevedibilità e incontrollabilità, è una zona altamente rischiosa.
Precipitare nel caos significherebbe andare a finire in quel luogo che il celebre filosofo francese Morin descrive in modo suggestivo: «L’idea di caos si accompagna al ribollire, al fiammeggiare, alla turbolenza. Il caos è un’idea preesistente alla distinzione, alla separazione, all’opposizione, un’idea dunque di indistinzione, di confusione fra potenza distruttrice e potenza creatrice, fra ordine e disordine, fra disintegrazione e organizzazione, fra Hybris e Dike. Diventa allora manifesto che la cosmogenesi si effettua nel e tramite il caos. Caos è esattamente ciò che è inseparabile nel fenomeno bifronte tramite il quale l’Universo, contemporaneamente, si disintegra e si organizza, si disperde e si costituisce attorno a molti nuclei.
Il caos è la disintegrazione organizzatrice.»
A detta della matematica Keene: «Lo spazio della complessità è quello stato che il sistema occupa e che si trova tra ordine e caos. È uno stato che abbraccia il paradosso; uno stato in cui l’ordine e il disordine convivono simultaneamente. È anche lo stato in cui il sistema può realizzare ed esplorare il massimo in quanto a creatività e possibilità diverse.»
Waldrop, editorialista della rivista Nature e studioso di management – quasi ispirandosi al grande illuminista Dennis Diderot che sosteneva come “l’unico vero rischio che si può correre nella vita è non provare”– sembra spronarci ad accettare il rischio dell’orlo del caos: “In tale punto di equilibrio i componenti di un sistema non raggiungono mai una posizione stabile e tuttavia non si dissolvono nella turbolenza. L’orlo del caos è là dove la vita ha abbastanza stabilità da sostenersi e creatività sufficiente da meritare il nome di vita. L’orlo del caos è dove nuove idee e genotipi innovativi erodono senza tregua i confini dello status quo, e dove persino la vecchia guardia meglio trincerata sarà infine capovolta”.
L’orlo del caos è quindi l’area della vita dell’impresa, del successo.
È un’area rischiosa, l’area della complessità, sempre in bilico tra due estremi altrettanto pericolosi: troppo ordine o troppo disordine. Ma è l’area dell’innovazione.
Stacey, esperto di management, scrive: «Le organizzazioni di successo, che sono quelle continuamente creative, non possono scegliere tra sistemi di controllo e strutture formali da una parte e comportamenti liberi e informali che generano l’apprendimento dall’altra. Che siano grandi o piccole, le organizzazioni di successo devono avere entrambi contemporaneamente. Questo perché tutte le organizzazioni hanno a che fare sia con il futuro prevedibile che con quello non prevedibile. Il risultato è certamente una tensione e una contraddizione senza fine, ma questo provoca il conflitto e l’apprendimento ed è dunque la fonte della creatività.»
L’imprenditore e il manager devono fare come il surfista: stare sulla cresta dell’onda, non farsi travolgere a valle (nel caos dei fluttui) e nemmeno stare a monte (nella zona di stasi e d’ordine).
Come dice Paul Valery: “Due pericoli minacciano costantemente il mondo: ordine e disordine”. Che Paul Valery fosse un surfista?
*Direttore scientifico CUOA Business School
Fonte: Il Friuli Business