di Emanuela Fellin*
Tutte le volte che bisogna cambiare ci vuole un forte investimento emotivo per affrontare gli ostacoli e le resistenze. In fondo ci troviamo quasi sempre ad essere confortati dalla forza dell’abitudine. Se poi il cambiamento è particolarmente impegnativo allora è necessaria una spinta emotiva decisamente vigorosa.
Stiamo parlando di quello che forse è il più grande cambiamento che ci troviamo a vivere da quando è nata l’economia stanziale degli esseri umani con l’origine dell’agricoltura. Bisogna risalire alle questioni elementari e profonde per rendersi conto di cosa è importante fare oggi. Il processo di accumulazione di conoscenze e di pratiche economiche da allora in poi è stato improntato all’insegna del “di più è meglio”, assumendo tacitamente che le risorse fossero illimitate. Ci rendiamo conto in questo tempo che le cose non stanno così e affrontiamo la necessità di renderci conto che
l’ambiente siamo noi, che l’ambiente è il luogo in cui viviamo,
che con l’ambiente dobbiamo assumere un atteggiamento diverso e, soprattutto, che l’ambiente conviene. Si tratta allora di creare nuovi linguaggi e una nuova narrazione come condizione di pratiche innovative basate sui principi della circolarità e della sostenibilità. Dal punto di vista emotivo tutto questo non è facile. Non solo non sappiamo bene da dove cominciare, ma avvertiamo chiaramente un senso di perdita e una ferita della nostra propensione a non avere limiti a rivedere un’idea di sviluppo principalmente quantitativa e a collegare continuamente lo sviluppo alla crescita.
Tutti questi orientamenti sono da rivedere, in molti casi profondamente.
La ricerca delle condizioni di uno sviluppo quantitativo che cerchi di valorizzare le risorse e di fare economia garantendo la riproducibilità delle risorse utilizzate, è una via che non solo è necessario intraprendere ma che può trasformare le resistenze in progetto e la paura derivante dal senso di perdita del modello precedente in strategie di innovazione.
Se infatti le nostre emozioni sono almeno in parte riconducibili alla paura e alla sofferenza che ci deriva dal cambiare idea e dal darci dei limiti, in una parola dal senso di perdita, è anche vero che siamo capaci di ricerca, di curiosità, di cura, di progettualità non solo per rispondere ai nostri interessi, ma anche per il piacere e il gusto di creare qualcosa di nuovo, di cambiare e di innovare.
Oltre alla spinta interiore che può favorire il cambiamento ci sono almeno altri due ambiti favorevoli o che possono divenire tali. Il primo riguarda la convenienza sempre più evidente a essere identificati negli scambi comunicativi, nelle dinamiche di mercato e negli stessi aspetti reputazionali, come sostenibili e rispettosi dell’ambiente, attento alla cura delle risorse naturali, vocati a prendersi cura della riproducibilità delle risorse mentre si usano. Derivano da questo primo punto vantaggi competitivi di particolare importanza oggi che riguardano la comunicazione promozionale, il posizionamento dei prodotti, la profittabilità e la competitività.
Sia la sostenibilità che la circolarità rappresentano un’opportunità per chi sia in grado di sviluppare strategie anticipatrici in modo da sfruttare prima dei competitors le opportunità derivanti da orientamenti e strategie circolari e sostenibili.
Il secondo ambito ha a che fare con gli orientamenti e i sostegni sempre più chiari e evidenti provenienti dalle istituzioni europee che stanno emanando indicazioni e provvedimenti anche finanziari. Sia dal punto di vista delle conoscenze scientifiche di riferimento, sia dal punto di vista dei supporti reali alla sostenibilità e alla circolarità la cornice europea rappresenta un riferimento di particolare importanza per le imprese. Ciò vale per chi abbia già avviato percorsi di innovazione e cambiamento per creare un’economia e un management circolare e sostenibile nella propria impresa, sia per chi si avvia adesso a farlo. La cornice europea per altro risulta decisiva per il ruolo che può avere la Pubblica Amministrazione attraverso gli enti territoriali per creare contesti appropriati e favorevoli alle azioni delle singole imprese, affinché quest’ultima non si ritrovi magari efficace ma collocata in contesti distonici e sfavorevoli. Oltre al fatto che gli stessi enti pubblici territoriali hanno l’esigenza di evolvere, in particolare attraverso le competenze dei propri dirigenti e funzionari e attraverso le conoscenze degli amministratori, verso la sostenibilità e la circolarità.
Proprio per questo insieme di ragioni emerge la necessità di sviluppare conoscenze e competenze innovative che siano in grado sia di favorire l’elaborazione emotiva del cambiamento verso la progettualità, sia di fornire contenuti e metodi a favore di imprenditori, manager pubblici e privati, amministratori locali e giovani laureati da inserire nelle aziende pubbliche e private.
Il punto di svolta verso la circolarità e la sostenibilità appare quindi una nuova progettualità orientata all’innovazione e basata su nuove conoscenze e competenze applicate che nelle aziende private, nelle aziende pubbliche e nei contesti ambientali concorrano a creare nuovi contenuti e nuove prassi per una competitività circolare e sostenibile.
* pedagogista clinica