Finanza e rischi. In momenti di crisi e incertezza, come quelli che stiamo vivendo, diventa ancora più importante governare con solide conoscenze le diverse leve della finanza. Sono momenti, infatti, complessi, convulsi, che possono mettere pesantemente in discussione le prospettive di imprese e investitori.
Le previsioni rispetto all’impatto della crisi e alle sue conseguenze sui mercati e l’economia reale sono ancora avvolte nell’incertezza quanto a entità e tempi, ma certamente possiamo affermare che avranno conseguenze piuttosto serie e pesanti. E questa grossa incertezza stride fortemente con i principi di funzionamento delle aziende e le prassi della finanza; una dimostrazione evidente delle ricadute di questo clima di incertezza ci è dato dalla volatilità e dalla caduta delle quotazioni delle borse internazionali in questo periodo.
In questo scenario di difficoltà e incertezza, per le aziende diventa imprescindibile sapersi organizzare per fronteggiare la situazione.
Il ruolo della Finanza diventa quello, innanzitutto, di saper leggere il contesto attuale con lucidità, razionalità, con dati oggettivi e saper orientare scelte e azioni tempestive, in grado di mettere in sicurezza aziende e investitori (o quanto meno di limitarne i danni).
I momenti attuali sono però anche un’occasione per la finanza per riflettere sui propri approcci e modelli, soprattutto in materia di governo e gestione dei rischi aziendali, al fine di contribuire a progettare sistemi di “business continuity” per affrontare con logica proattiva possibili situazioni di crisi, a cui potenzialmente imprese e mercati possono essere sempre esposti. E queste riflessioni sono valide sia per le aziende strutturate (le imprese quotate o le imprese con una struttura dimensionale e manageriale rilevante), sia (e soprattutto) per le piccole e medie (che rappresentano l’ossatura del sistema economico e produttivo italiano); anzi, sono le PMI, in particolar mondo, a dover “imparare” dalla gestione di questi momenti per fare un salto di qualità nella conduzione della gestione finanziaria e del governo del rischio implementando approcci e modelli più rigorosi e favorendo una maggiore cultura interna in materia di consapevolezza del rischio (a tutti livelli, dall’imprenditore alle diverse funzioni aziendali).
In questo senso, la figura cardine che dovrebbe coordinare tale processo è il CFO.
In questa fase, il CFO deve essere in grado di gestire gli effetti di breve, medio e lungo termine della crisi e del suo impatto sulle proprie aziende anche considerando un possibile blocco (più o meno breve) delle attività. Al CFO è quindi richiesto di saper prendere decisioni importanti, anche potenzialmente impopolari, per gestire la situazione nella maniera migliore, più immediata ed efficace possibile, garantendo la stabilità e la continuità del business. Al riguardo, i CFO devono saper sviluppare una cultura del rischio, comprendendo bene i rischi aziendali e la loro ricaduta sul business aziendale e ponderando il rischio nella definizione delle scelte strategiche d’impresa e nella costruzione del business plan aziendale.
E tutto questo deve essere accompagnato anche da una forte capacità di comunicazione, efficace e trasparente, con tutti gli stakeholder aziendali, sia interni, sia esterni.
Autore: Francesco Gatto, Responsabile CUOA Finance