Le attività imprenditoriali si caratterizzano sempre più per il contesto dinamico in cui le stesse operano, dovuto a molteplici concause, quali velocità delle evoluzioni tecnologiche, nuove normative, cambiamenti socioeconomici e non ultimo gli eventi imprevisti come la recente emergenza sanitaria.
Si moltiplicano in tale ambito le complessità della gestione aziendale e le incertezze sulla valutazione dei possibili scenari futuri e delle eventualità di un loro avverarsi, da qui la maggior consapevolezza del rischio e del fatto che lo sviluppo duraturo dell’azienda non possa prescindere dalla capacità di saper identificare tempestivamente opportunità e rischi, sapendo cogliere i primi e affrontare i secondi.
Ne deriva che le attività di pianificazione, soprattutto finanziarie, non sono più sufficienti per affrontare le turbolenze dei mercati. La programmazione necessita di simulare non solo gli scenari possibili, ma anche i massimi rischi che si possono assumere, mettendo in campo sia strategie di sviluppo che di gestione del rischio a tutela del capitale proprio e di terzi.
L’interesse per la gestione integrata dei rischi ha portato, nell’ambito delle attività di risk management, allo sviluppo di diversi strumenti per la loro misurazione, con l’obiettivo di fornire una base di valutazione al processo decisionale in ottica di miglior equilibrio tra opportunità e rischi.
Tra questi il Cash Flow at Risk (CFaR) svolge un ruolo fondamentale per la capacità di riassumere in un unico numero le varie esposizioni al rischio dell’azienda, rappresentando uno strumento utile per aiutare il processo decisionale nella gestione finanziaria.
Il CFaR rappresenta una stima della perdita, in termini di flussi di cassa, che l’azienda si aspetta sia superata con un dato livello di probabilità in un determinato periodo di tempo. L’indicatore è influenzato da due variabili: il livello di probabilità scelto e il periodo di tempo nel quale lo si vuole calcolare. A parità di condizioni, il CFaR aumenta al diminuire del livello di probabilità e all’aumentare del periodo temporale utilizzati per l’analisi.
L’indicatore nasce dall’interesse manifestato verso il Value at Risk (VaR), apprezzato indicatore utilizzato dalle istituzioni finanziarie per determinare l’importo del capitale di sicurezza. Il VaR misura la massima perdita probabile che potrà verificarsi, con un certo intervallo di confidenza dato un determinato orizzonte temporale.
Il CFaR allo stesso modo rappresenta un indicatore che fornisce una statistica del rischio di cash flow. Il suo valore rappresenta tutte le varie esposizioni al rischio dell’azienda in un’ottica di gestione integrata. Per il suo calcolo si parte dalla distribuzione di probabilità dei cash flow futuri dell’azienda sulla base delle informazioni disponibili. Attraverso la costruzione di approcci simulati definiti attraverso l’impiego di due principali metodologie: la simulazione storica e la simulazione Monte Carlo. La principale differenza tra i due metodi è la scelta degli scenari, con il primo infatti gli scenari vengono semplicemente mutuati dal passato, con il secondo gli scenari vengono selezionati in modo casuale tra tutti le possibili opzioni costruite sulla base di volatilità e di correlazioni storiche tra le variabili. A ogni singolo scenario corrisponde un valore del cash flow, le variazioni percentuali che intercorrono tra il valore corrente del cash flow e quello desunto in ciascuno scenario consentono di ottenere una distribuzione di probabilità delle differenze, da cui è possibile ricavare il Cash flow at Risk.
Il CFaR rappresenta quindi la differenza fra valore atteso e il minimo cash flow potenziale, quest’ultimo calcolato come il percentile di una distribuzione di probabilità dei cash flow futuri rispetto ad un prefissato orizzonte temporale, ad esempio l’anno, attraverso un determinato livello di confidenza. La scelta del livello di confidenza dipende dal livello di probabilità su cui si vuole analizzare la propria esposizione al rischio. Più alto sarà il livello di confidenza più l’impresa cercherà di cautelarsi da eventuali perdite, in quanto la possibilità che si verifichi una situazione peggiore rispetto a quella calcolata è più bassa.
In ogni contesto aziendale, i rischi al quale un’impresa è sottoposta sono numerosi, anche se con diversi livelli di tollerabilità e di probabilità di verificarsi e la loro presenza porta ad un’incertezza nei guadagni e nei cash flow futuri ed è proprio il disallineamento fra livello di rischio e livello di rendimento che può contribuire ad una modifica delle posizioni competitive delle singole aziende. In sintesi il CFaR può essere utile nella definizione della struttura finanziaria di un’impresa fornendo un contributo nella spiegazione dei rischi finanziari, nella gestione delle carenze di liquidità identificando i rischi in termini di flusso di cassa.
L’indicatore si presta quale aiuto anche per le imprese di minori dimensioni se pur prive di modelli di Risk Management dedicati, consentendo al management di poter selezionare le opportune strategie di copertura dei rischi attraverso la verifica della sostenibilità di un piano finanziario in presenza di scenari negativi che rientrano nell’intervallo di confidenza.
In particolare, l’utilizzo delle informazioni già presenti in azienda ed estrapolabili dal sistema informativo interno consentono, attraverso la costruzione di un modello di rendiconto mensilizzato, la definizione di possibili scenari (serie storiche) ed il loro impatti. Creati gli scenari sarà necessario definire la distribuzione delle probabilità ed effettuare il calcolo del Cash Flow at Risk.
Autore:
Enrico Fipaldini, Dottore Commercialista e Revisore contabile, Giarratana – Salin & Partners
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