Il 29 e il 30 giugno scorsi si è tenuta la 27ª edizione della Conferenza Internazionale dell’EurOMA, il principale network accademico europeo dedicato ai temi dell’Operations e Supply Chain Management.
La conferenza, dal titolo “Managing Operations for Impact”, è stata per noi l’occasione per avere lo stato dell’arte aggiornato sui temi caldi su cui la comunità di Operations e Supply Chain Management sta discutendo e che saranno al centro del dibattito anche nei prossimi anni. Fondamentalmente sono emerse quattro principali tematiche:
- Lean Management
- Circular Economy
- Supply Chain Transformation
- Industry 4.0.
Comprensibilmente, il dibattito è stato significativamente condizionato dal COVID19.
Lean Management
Per quanto concerne il Lean Management, i dati sulle pubblicazioni dimostrano che si tratta di un tema il cui interesse nelle riviste di Operations e Supply Chain Management è costantemente in crescita anche se nel tempo si è modificato il focus degli studi. Se nei primi anni ‘90 l’obiettivo era creare una roadmap per l’implementazione delle tecniche e strumenti “snelli”, negli anni 2000 gli studi si sono concentrati sui fattori di successo che le aziende devono possedere o sviluppare al fine di adottare correttamente ed efficacemente la Lean; per finire, gli ultimi 10 anni sono stati caratterizzati dall’analisi dei comportamenti che i manager devono attuare per raggiungere l’Operations Excellence impiegando un pensiero Lean-oriented.
E che cosa ci si attende per il futuro?
La crisi del COVID19 ha innescato una nuova sfida in aggiunta a quella, già presente, dell’integrazione tra Lean e Industry 4.0. Sarà sempre maggiore il numero di organizzazioni che dovranno fare convivere nuove tecnologie e pratiche o strumenti Lean. Di conseguenza, gli studiosi e i practioner di Operations e Supply Chain Management si trovano e si troveranno a dover capire quali sono i punti di contatto tra questi due mondi, quali sono le difficoltà di questa convivenza e se si assisterà all’affermazione di un nuovo paradigma, già noto nell’ambito OM&SCM come “Lean Automation”.
Le recenti sfide hanno anche ridimensionato i pesi delle tre dimensioni della sostenibilità, andando ad incrementare l’importanza della dimensione ambientale e di quella sociale. Se da un lato la letteratura scientifica presenta numerosi studi riguardanti l’effetto della Lean sulla sostenibilità economica, dall’altro pochi autori hanno discusso dell’impatto della Lean stessa sul raggiungimento di obiettivi relativi alla sostenibilità sociale e ambientale.
In merito a quest’ultima, è opportuno chiedersi se, e in che modo, le tecniche, o più in generale il pensiero snello possa contribuire a ridurre l’impatto delle organizzazioni sul nostro sistema ambientale. Come si concretizzerà una auspicabile sinergia tra Lean e Green? Sarà la Lean un alleato per un pianeta più ecosostenibile?
Diversi esperti hanno ribadito che la Lean è un approccio “socio-tecnico” imperniato sulla persona. Una volta terminata la crisi del COVID19, è proprio da questo presupposto che le organizzazioni Lean dovranno ripartire e potranno trarre vantaggio competitivo. Ciò si traduce in una cultura radicata, e anche ad una forte abitudine, delle persone orientate al pensiero snello a riprogettare i processi e i layout, al problem-solving, alla creazione e applicazione di nuovi standard e alla visione del cambiamento non come un pericolo ma come una opportunità.
Circular Economy
Correlata alla tematica ambientale, notevole enfasi è stata data alla Circular Economy, il cui approccio si contrappone a quello classico lineare. Quest’ultimo è scandito dalle tre fasi take, make, dispose: a seguito del rifornimento dei materiali necessari, un prodotto viene creato, utilizzato e poi gettato. La circolarità invece si sta imponendo come emergente risposta alla richiesta di maggiore sostenibilità ambientale, in quanto i modelli di business fondati sulla chiusura dei loop permettono l’incremento dello sfruttamento delle risorse e la conseguente riduzione degli sprechi e dei rifiuti.
Uno tra i più noti modelli di business circolari è quello del Product-as-a-Service: un prodotto non è più esclusivamente un oggetto di transazione, ma la concretizzazione di un servizio basato su una sempre più stretta relazione tra il fornitore e il cliente. Al fine di applicare modelli di business circolari è però necessario cambiare il proprio mind-set, riformulando la modalità con cui si può creare valore. Le organizzazioni necessitano inoltre di capire quali skills e capabilities dovranno sviluppare i propri manager. Dal punto di vista teorico, gli studiosi avranno il compito di sviluppare, documentare e divulgare linee guida, concetti chiave e relazioni tra di essi per incentivare il cambiamento verso il modello circolare. In particolare sarà di fondamentale importanza individuare quali sono i fattori abilitanti per la realizzazione della circolarità nella pratica. Dalla conferenza è emerso ad esempio come i trend digitali, tra i quali IoT e Additive Manufacturing, possano potenzialmente essere uno di questi fattori abilitanti, promuovendo lo sviluppo del nuovo paradigma “Circular 4.0”. D’altra parte, sarà anche essenziale individuare quali saranno le barriere a tale concretizzazione e capire come superarle.
Supply Chain Transformation
Le conseguenze del COVID19 hanno significativamente condizionato la discussione sul tema della Supply Chain Transformation. Il lockdown della Cina ha mostrato una conseguenza della forte interconnessione esistente tra le supply chain a livello internazionale, scatenando un effetto domino prorompente. Lo stop del gigante economico asiatico ha di fatto generato gravi difficoltà a numerose organizzazioni collocate in ogni angolo del mondo. L’effetto domino è stato poi progressivamente alimentato dai successivi lockdown dei Paesi europei, americani fino al blocco delle supply chain globali. Il rischio di obsolescenza dei prodotti immagazzinati dovuto al collasso della domanda o la necessità di creare supply chain ad-hoc per garantire la continuità della fornitura e sopperire agli stock-out in particolari settori (come il farmaceutico e l’alimentare) sono solo alcune delle problematiche emerse da tale blocco. I prossimi mesi o anni ci permetteranno di osservare non solo come le supply chain sono cambiate, ma anche quali sono state le scelte manageriali intraprese durante la crisi che hanno condotto al successo o al fallimento. Si ritiene che la crisi COVID19 intensificherà il filone di ricerca sulla resilienza delle supply chain con l’obiettivo di colmare il gap di conoscenza sul trade-off tra resilienza ed efficienza e comprendere come superarlo.
Industry 4.0
Per finire, le tecnologie della quarta rivoluzione industriale (Industry 4.0) rappresentano una tematica non solo attuale ma anche fortemente trasversale. Tali tecnologie permettono di incrementare le prestazioni di produttività ed efficienza e di sviluppare rapidamente nuovi servizi e prodotti intelligenti e dunque nuovi modelli di business. Parola d’ordine per l’implementazione dell’Industry 4.0 è digitalizzare: sostituire i tradizionali strumenti cosiddetti analogici, modellando i processi aziendali alle sempre più innovative soluzioni tecnologiche offerte dall’era digitale.
In ambito manufacturing, l’Industry 4.0 sta consentendo la creazione di vere e proprie fabbriche intelligenti (smart factory) ma non solo. Le nuove tecnologie stanno fortemente cambiando il rapporto sia con i fornitori, consentendo la nascita di nuove opportunità come il collaborative e-sourcing, sia con i clienti grazie alla più spinta interconnessione (si pensi alla blockchain). Dunque, l’impatto dell’Industry 4.0 non è solamente circoscritto all’interno della singola organizzazione, bensì abbraccia l’intera supply chain, migliorandone la visibilità e la flessibilità. In questo periodo, ciò che sorge spontaneo domandarsi è se sarà proprio l’Industry 4.0 la chiave di volta per lo sviluppo di supply chain sempre più resilienti e al contempo economicamente performanti e sostenibili. Oltre alla lean, all’economia circolare e alla gestione delle supply chain, il COVID19 ci ha fatto aprire gli occhi su come le nuove tecnologie, ad oggi, rappresentino un supporto indispensabile in diversi ambiti, tra i quali spicca anche quello della formazione a distanza.
Concludendo, trait d’union delle varie tematiche sorte dalla conferenza è la sempre maggiore consapevolezza che il mondo attorno a noi sta cambiando rapidamente. L’Operations & Supply Chain Management, adottando nuovi approcci e individuando nuovi orizzonti, può avere un forte impatto sulle sfide che incombono in ambito economico, ambientale, sociale.
Autori:
Pietro Romano, Professore ordinario di Operations & Supply Chain Management presso l’Università di Udine, Direttore scientifico Executive Master CUOA in Operations & Supply Chain Management
Stefano Tegazi, ingegnere gestionale esperto in Lean & Supply Chain Management e assegnista di ricerca presso l’Università di Udine.
Percorso consigliato:
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Part time, modulare
Dal 25 settembre 2020