Il tema della finanza alternativa ricorre spesso in questo periodo nei dibattiti sulla finanza. Per affrontare il tema è opportuno partire da quella che è la storia della finanza italiana, una finanza fortemente “bancocentrica”, con un ruolo di primo piano delle banche nel rapporto con le imprese e con uno slancio contenuto rispetto a un modello di apertura del mercato dei capitali. La struttura finanziaria delle imprese italiane ha visto in questo modo una fortissima dipendenza dal credito bancario che, tuttavia, ha palesato limiti e difficoltà a seguito dei fenomeni di crisi succeduti dal 2008 in poi e che hanno coinvolto sia il mondo della finanza, sia l’economia reale.
In particolare, le attuali regole della Vigilanza Bancaria mirano a rafforzare l’adeguatezza del capitale delle banche, operando tramite una stringente definizione del patrimonio di vigilanza e un miglior monitoraggio e controllo dei rischi. Questi cambiamenti rendono ormai da diversi anni l’accesso al credito un processo ancora più formale, strutturato e selettivo, orientando l’offerta di credito a controparti di elevato standing.
Tali regole comportano necessariamente una maggiore attenzione al rischio di credito, generando una segmentazione tra imprese “meritevoli”, che continueranno ad avere accesso, anche maggiore, al credito, e quelle “eccessivamente rischiose”, che incontreranno invece maggiori problemi.
In questo scenario, si aprono prospettive molto interessanti e concrete per diverse soluzioni e canali di finanziamento (alcuni nuovi e innovativi, altri invece già ben noti) da considerare come possibili opzioni e scelte di finanziamento complementari (più che alternativi in senso stretto) agli strumenti “tradizionali” bancari, in un’ottica di diversificazione dei canali di finanziamento e di sperimentazione di nuovi percorsi (alcuni fortemente innovativi).
Fintech
Entrando più nello specifico della gamma delle soluzioni che può offrire la finanza “alternativa”, una riflessione accurata è da dedicare al comparto emergente del FinTech, caratterizzato da una sinergia e integrazione tra tecnologia e finanza. Soffermandoci sulle più rilevanti, il canale di finanziamento FinTech vede alcune macro categorie che possiamo così evidenziare:
- l’equity crowdfunding, vale a dire una forma di investimento che consente ad un’ampia platea di investitori (crowd) di finanziare startup innovative e piccole e medie imprese attraverso portali online autorizzati, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity)
- l’invoice trading, vale a dire la cessione, tramite piattaforme web, a investitori professionali di fatture commerciali con scadenza mediamente 3-4 mesi, con un target di investitori professionali. Le piattaforme di invoice trading italiane, che rappresentano il canale FinTech decisamente più utilizzato, hanno generato, al 30 giugno 2020, un volume di finanziamenti pari quasi a 3 miliardi di euro, di cui 1,157 miliardi da giugno 2019 a giugno 2020 (+23% rispetto all’anno prima – fonte dati: Osservatorio Politecnico Milano)
- il social lending, vale a dire prestiti che gli investitori possono effettuare attraverso una piattaforma web a persone fisiche o imprese a fronte della restituzione del capitale più un interesse. In genere la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, frazionando il rischio, oppure lo presenta a una platea diffusa, che può decidere se finanziare o meno il progetto. Da giugno 2019 a giugno 2020 le piattaforme di lending hanno erogato a titolo di prestito alle PMI italiane 339 milioni di euro, con aspettative di crescita significative (fonte dati: Osservatorio Politecnico Milano).
Trend del mercato italiano
Analizzando più a fondo il trend del mercato italiano, secondo l’osservatorio nazionale dell’Associazione ItaliaFintech, nei primi 3 mesi del 2021 si sono registrati oltre 637 milioni di euro di finanziamenti alle imprese, con una crescita significativa a livello di aziende finanziate, che passano da 676 nei primi tre mesi del 2020 a 1.795 nei primi 3 mesi 2021.
Cercando di capire quali sono gli strumenti FinTech più utilizzati per finanziare le PMI italiane, in questo primo trimestre del 2021 crescono in particolar modo il factoring (134 milioni di euro, +6,3% rispetto allo stesso periodo del 2020) e i prestiti consumer (34,8 milioni di euro, +49,4% rispetto al 2020).
Questi dati sul credito erogato dalle società FinTech evidenziano come, sia per i privati che per le aziende, i servizi FinTech non siano percepiti come una novità assoluta, ma come ordinari strumenti di accesso al credito, in grado di assicurare tempestività, velocità e semplicità (anche grazie ad un utilizzo spinto della tecnologia con modelli ed algoritmi avanzati) nel ricevere un prestito rispetto ai canali tradizionali. È da precisare, in ogni caso, il rigore nel processo valutativo operato dalle società FinTech con un’analisi del merito creditizio del richiedente.
Finanza sostenibile
Un altro campo interessante legato al filone della finanza sostenibile è rappresentato dall’emissione di obbligazioni legate ai parametri appunto della sostenibilità. In questo settore, assistiamo a diversi possibili strumenti di finanziamento con alcune differenze sostanziali nelle rispettive caratteristiche tecniche: dai “green bond” (in cui gli emittenti chiedono di essere finanziati per portare a termine, entro la scadenza fissata, specifici e ben definiti progetti in campo ambientale), ai “sustainability linked bond” (in cui l’emittente, invece, si impegna a migliorare, entro la scadenza dell’obbligazione, le proprie performance di sostenibilità, non legate però a specifici progetti, con una libertà pertanto nella destinazione d’uso dei proventi netti raccolti).
L’Italia sta giocando un ruolo importante a livello globale nel segmento dei “sustainability linked bond”, anche in virtù del fatto che la prima emissione, a livello mondiale, è stata realizzata dal Gruppo Enel nel 2019. È da segnalare, inoltre, l’emissione, a fine 2020, di Veritas spa, multiutility veneta, con il collocamento di un sustainability-linked bond, non convertibile e non garantito, per 100 milioni di euro.
Apertura al mercato dei capitali
Un ulteriore tema di forte attualità, in un’accezione di finanza “alternativa”, è rappresentato dal processo di apertura al mercato dei capitali.
La necessità di un percorso di sviluppo dimensionale, sia per linee interne che esterne, impone alle aziende una riflessione su come sostenere sul piano finanziario progetti simili. In questo senso, non sempre è percorribile un approccio esclusivamente «bancocentrico» basato sul debito bancario mentre potrebbe risultare utile riflettere sulle possibili opportunità legate agli strumenti che può offrire il mercato dei capitali: dalla quotazione in Borsa (sia al mercato AIM per le piccole e medie imprese, sia al mercato STAR per le imprese più strutturate), all’ingresso nel capitale di un fondo di private equity o all’emissione dei Minibond.
Un altro canale emergente è dato dal nuovo mercato del private debt che, a seguito di una recente regolamentazione, offre la possibilità alle piccole e medie imprese emettere titoli di debito, o ibridi, alternativi quindi al classico canale bancario.
Aprirsi al mercato dei capitali significa non solo raccogliere capitali, ma soprattutto entrare in una prospettiva di sviluppo e di allargamento degli orizzonti imprenditoriali, di ampliamento immagine, visibilità anche a livello internazionale. Tutto questo presuppone da parte delle aziende una crescita manageriale a vari livelli (governance, organizzazione interna, modelli di controllo, competenze, ecc…) come presupposto per avviare un simile processo.
Autore: Francesco Gatto, Responsabile Unità di Business Finance, CUOA Business School
Evento consigliato sui temi della finanza alternativa:
Finance Day 29 giugno 2021
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