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Dalle molecole naturali leadership di innovazione

Con i tannini nuove frontiere tecnologiche nel settore alimentare e nella concia delle pelli

Quando si parla di Silvateam, la mente corre al castagno e ai boschi piemontesi della valle del Tanaro. Estrarre dagli alberi molecole naturali è storicamente il punto di forza dell’azienda di San Michele Mondovì. Ogni anno lavora 150 mila tonnellate di legno derivandone preziosi tannini che esporta in 60 paesi al mondo. Gli estratti naturali sono una ricchezza sostenibile certificata PEFC per i settori del food, della lavorazione della pelle, della nutraceutica, dell’alimentazione animale, dell’agricoltura, nei quali Silvateam e le consociate (4 impianti produttivi nel mondo e varie filiali nella holding) sono operative.

La multinazionale familiare di Mondovì è alla quarta generazione, guidata da otto soci-cugini della discendenza Battaglia, che sono a capo delle varie divisioni con sedi in Italia a Mondovì (CN), Castelfranco di Sotto (PI), Bergamo, Rende (CS) e all’estero in Argentina, Perù e Cina.  Il modello di business è innovativo, parte dalla tradizione e si espande in modo orizzontale in nuove aree di business, tra le più recenti l’estrazione della pectina dalle bucce di agrumi e la nutraceutica.

Antonio Battaglia, direttore della divisione Leather, che rappresenta il 50% delle attività del gruppo, e del Business Development, incontra CUOA Business School per parlare di sostenibilità, innovazione e nuove formule per crescere sui mercati internazionali.

Antonio, notizia di questi giorni, Silvateam è nella classifica Forbes 2021 delle 100 migliori aziende italiane per impegno in sostenibilità. Un riconoscimento importante.
“Fa piacere perché le certificazioni ESG sono importanti. Da 160 anni operiamo nello stesso territorio e vediamo le nostre aziende circondate da foreste in salute, questa è la prima prova del nostro impegno in sostenibilità. Poi negli ultimi dieci anni siamo partiti con l’analisi dei benefici della sostenibilità nel nostro processo. Da un secolo e mezzo produciamo molecole precise estratte dalla natura che sostituiscono la chimica di sintesi, la chimica pericolosa, per esempio nella pelle sostituiamo i tradizionali Sali di Cromo e la Glutaraldeide, tutte sostanze che per una ragione o l’altra hanno avuto problematiche ambientali. Ci riteniamo una azienda di prodotti sostenibili e naturali che svolge la propria attività in modo sostenibile e controllata, di qui la certificazione ESG”.

Il tannino è un dono della natura, lo scrivete spesso, come è diventata un’attività imprenditoriale che tocca oggi cinque continenti e fa di Silvateam un’azienda che assomiglia sempre più ad una pocket multinational?
Un credito non rimborsato a metà dell’800 si è trasformato in partecipazione in un’azienda che produceva tannino. All’epoca, la seta e le pelli si conciavano al tannino, poi nel dopoguerra arriva il calo dei consumi. Negli ultimi vent’anni invece l’inversione di tendenza perché le sostanze naturali hanno acquisito appeal sul mercato tanto nella concia quanto nella sostituzione degli antibiotici nell’alimentazione animale. Il tannino è particolarmente interessante perché è una famiglia di molecole con azione molto differenziata, che combatte i batteri senza generare assuefazione. Siamo partiti da lì ed oggi il gruppo sta crescendo a due cifre con un fatturato consolidato di oltre 160 milioni di Euro che per il 2021 si avvicinerà alla soglia dei 200 milioni. Stiamo investendo in nuovi impianti, dalle nuove piantagioni in Perù alla nuova fabbrica di pectina di fibra che stiamo realizzando in Calabria (idrocolloide per uso alimentare). La nostra sostenibilità si traduce ad esempio in nuove piantagioni in Perù, dove recuperiamo terre desertiche sulle coste e utilizziamo sorgenti sotterranee, trasformando il deserto in grandi boschi di tara. In Argentina vi sono boschi estensivi di quebracho, 5000 piante di cui noi tagliamo appena 3-4 piante l’anno per rispettare buone pratiche sostenibili, di mantenimento dell’economia boschiva”.

I tannini che estraete sono diventati un elemento di forte crescita in settori trasversali, dal food alla concia.  Quanto ha influito la transizione ecologica in questo processo?
“La nostra trasformazione è iniziata ben prima di questa transizione, ma ciò che è cambiato radicalmente in questa fase è che ora ci stanno ascoltando, prima vi era solo un tema di prezzo. Oggi in mille applicazioni si ricerca l’alternativa naturale e rinnovabile al prodotto sintetico e fossile. Indicative sono le fiere di settore, ad esempio, prima di parlava solo di aspetti tecnici del materiale, oggi invece  tutti parlano della sostenibilità della produzione”.

Un importante volume di fatturato viene dal settore conciario, ma la pelle oggi è sotto attacco soprattutto da parte di alcuni brand dell’auto. Ma la pelle è per antonomasia sostenibile.
“È il materiale più sostenibile, vero. La pelle da 2000 anni è simbolo di lusso, ricchezza, bellezza ed è sostenibile perché si recupera ad un uso durevole la pelle dell’animale che viene dalla filiera della carne e che altrimenti andrebbe distrutta. Purtroppo però la pelle è vittima di pratiche del passato, dell’utilizzo smisurato di tanta chimica nella concia che ha determinato un impatto sull’ambiente. Con lo sviluppo di nuove tecnologie “ecosostenibili” come la nostra, oggi si usano prodotti assolutamente naturali ed innocui, addirittura di grado alimentare, che sono alternativi al cromo e alla glutaraldeide. Proponiamo quella che noi chiamiamo la “terza via”. Lo standard della pelle è altissimo, irraggiungibile da altri materiali. Purtroppo il trend vegano usa il retaggio del passato per schierarsi contro la pelle con cose assurde, vere bugie che confondono il consumatore. Ciò che definiscono pelli vegane in realtà sono materiali plastici o gommosi con filler naturali, l’origine è fossile e pongono pesanti problemi di riciclo”.

Con i tannini state rivoluzionando il mondo della concia, ma far adottare una innovazione così dirompente in un settore tradizionale non è semplice.
Prima di tutto usiamo tecnologie che permettono di raggiungere risultati sino ad oggi possibili solo con la chimica di sintesi. E poi la comunicazione dei benefici di queste tecnologie direttamente agli stakeholders della filiera a valle ed ai consumatori  stimola la richiesta di questi prodotti alternativi  e incentiva  il settore conciario a fare delle linee parallele di produzione sostenibile”.

Il vostro modello di business BtoBtoC va nella direzione della creazione di una catena del valore e di una  trasformazione radicale delle filiere.
“Si lavora molto più strettamente, in passato lo scambio era puramente di prodotto ed il rapporto era di ogni scalone della filiera con quello successivo, un rapporto molto lineare. Oggi invece la comunicazione permea tutti gli scaloni della filiera, ad esempio la filiera della calzatura è infinita con tanti step produttivi in mezzo prima di arrivare al prodotto finito. In passato non si sapeva nulla di quanto vi è a monte, oggi il consumatore vuole sapere cosa c’è dentro una scarpa e dentro la pelle e questo crea grandi opportunità per trasmettere i propri punti di forza. Con il progetto Ecotan, ad esempio, abbiamo creato regole precise per la filiera che garantiscono di fatto il consumatore e la sua salute”.

Siete un’azienda straordinariamente internazionale, qual è il modello di business che vi ispira?
“Da un lato siamo radicati nel territorio di periferia dove abbiamo abbondanza delle materie naturali che utilizziamo, dall’altro siamo presenti in molti mercati e realtà industriali internazionali; siamo glocal per definizione e guardiamo allo sviluppo futuro cercando nuove applicazioni per le nostre molecole naturali e nuove molecole da inserire in gamma. Lo facciamo in forma sia interna che esterna, con investimenti in nuove linee di prodotto come le fibre funzionali che partiranno a fine anno, la più bella integrazione di gamma degli ultimi anni. Noi per produrre pectina recuperiamo le bucce esauste della spremitura di limoni, lime, bergamotti, aranci; ora dalla fibra risultante dall’estrazione della pectina faremo una fibra attivata che ha caratteristiche di idrocolloide utilizzata per trattenere l’umidità negli alimenti o per ridurre le calorie”.

“Cos’è la sostenibilità oggi in un’azienda internazionale?”
“È la grande priorità per tutti, per lasciare un mondo replicabile in meglio dalle future generazioni. E riguarda molto anche gli effetti per la salute dell’uomo. Sostenibilità ad esempio significa usare meno antibiotici nella dieta animale con effetti positivi per l’alimentazione dell’uomo che si nutre di carne.

Un’azienda da prodotto centrica a umano-centrica. Qual è il suo pensiero come imprenditore?
“Il lavoro in team è centrale, abbiamo inserito questa parola anche nel nome della nostra azienda nel 2001, volevamo dare la sensazione a chi collabora con noi  che il rapporto conta ed è sempre incentrato sulla collaborazione. Purtroppo in Italia si usa talvolta un linguaggio orribile per definire il lavoro. Da noi c’è collaborazione stretta, addirittura nel progetto pelli Ecotan c’è la collaborazione di tante aziende di filiera, è un progetto di squadra trasversale. E poi crediamo nella cross-contamination attraverso il ricorso a risorse esterne che portano all’interno questo spirito”.

CUOA Business School ha un forte radicamento nel territorio veneto e voi avete una società nel distretto della concia di Montebello. Com’è il vostro rapporto con l’industria autoctona?
“La realtà di Arzignano è un punto di riferimento mondiale per la concia della pelle ed è sempre fonte di grandi stimoli. In Italia le realtà industriali sono spesso aziende familiari come la nostra, per cui ci si capisce e siamo accomunati da questa straordinaria tradizione”.

Autore: Alessandra Taccon, Ambassador e Alumna CUOA Business School

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