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Conflitto in Ucraina: geopolitica e imprese

Dario Fabbri, esperto di geopolitica e giornalista, è intervenuto sul tema «Geopolitica e conflitto in Ucraina», conversando con Paolo Gubitta (direttore scientifico CEFab* by CUOA), nell’ambito dell’Online Morning Seminar di CUOA Business School, format che mira a fornire un’informazione immediata, puntuale e #nofrills a leader d’impresa, manager e professional. Ecco la sintesi.


Sanzioni e prezzi: c’è una diffusa preoccupazione per le conseguenze economiche dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Dario Fabbri (esperto di geopolitica e giornalista), però, queste sono le conseguenze del conflitto ma non le cause.

«Gli effetti economici sono la conseguenza del conflitto e almeno in parte sono esterni alla geopolitica. Non serve che io vi ripeta quello che avreste potuto leggere sui giornali, come ad esempio l’impatto sul prezzo del grano e di altre materie prime. Il punto dell’analisi geopolitica è partire dalle cause dei fenomeni (nel caso specifico, l’invasione russa dell’Ucraina), come premessa per capire i possibili impatti economici, quanto possono durare e quanto possono aggravarsi in relazione a ciò che succede. Ciò che dovrebbe essere utile anche a voi è capire da dove viene questa crisi, per capire dove possa arrivare. Vi spiegherò cosa pretende la Russia e capirete: perché questa crisi non si risolverà in un mese e sarà difficile che tutto rientri in un paio di mesi; perché, anche in caso di sconfitta, è difficile che la Russia abbandoni le aree dell’Ucraina già sotto il suo controllo. Vi sarà chiaro perché, senza essere catastrofici, nel medio periodo avremo impatti in termini sia economici sia di condizioni di sicurezza dentro il continente europeo»

Ecco la sintesi senza fronzoli della conversazione tra Dario Fabbri, Paolo Gubitta e leader d’impresa, manager e professional che hanno partecipato al webinar.

Pregiudizi da rimuovere

Il conflitto è frutto dell’ossessione di una persona (il leader russo)
Ricondurre tutte le ragioni del conflitto alle idee e alle decisioni del leader russo è fuorviante, porta a interpretazioni inesatte e a soluzioni inadeguate. Le autocrazie, piaccia o no, necessitano sempre di un livello minimo di consenso (ancorchè manipolato, sedato o sostenuto con la censura del dissenso). 
Il conflitto è lo specchio di una distrazione 
Le diplomazie di Unione Europea, Stati Uniti e altri grandi Paesi conoscevano bene, fin dai fatti di Piazza Maidan tra il 2013 e il 2014, le criticità nei rapporti tra Ucraina e Russia: l’Ucraina che si volge a Occidente, la Russia che risponde entrando in Crimea e Donbass, il congelamento del conflitto per alcuni anni. In realtà, le grandi potenze (e la Russia lo è) hanno una memoria storica molto lunga e improvvisa, che viene usata in modo selettivo per informare il discorso pubblico e per generare il consenso, anche attraverso la manipolazione e l’adattamento della storiografia agli obiettivi dell’attualità. Il discorso alla nazione tenuto dal leader russo il 21 febbraio 2022 ne è la plastica dimostrazione (il video integrale con traduzione in italiano è visibile qui)

Fattori di contesto da considerare

Popoli e identità
L’idea di fondo, radicata nella narrazione storica russa, è che il popolo ucraino non sia un popolo distinto (da quello russo) e che, quindi, la sua indipendenza non sia «scritta nella storia» (men che meno che possa aderire alla Nato).
Dall’altra parte, il popolo russo ha un’alta idea di sé, costruita nel corso dei secoli e sostenuta da una narrazione che considera quella russa come una civiltà distinta e che merita un posto magnificato nel mondo.
Ossessione e possessione
Nella psicologia del popolo russo è radicata una profonda insicurezza, che ha origine antichissima e dipende dalla geografia: la Russia si estende su una grandissima pianura che è priva di barriere orografiche (e quindi è facilmente aggredibile). Questa insicurezza induce a considerare i Paesi confinanti come degli Stati cuscinetto, a protezione del territorio nazionale.
Una regola base della grammatica strategica
Nelle dinamiche geopolitiche e nelle alleanze che si cercano, è necessario tenere presente una regola di base: «Quando si è ancora in tempo per scegliere con chi allearsi, si tende (anche inconsciamente) a preferire sempre il potenziale egemone geograficamente più lontano», per comprensibili ragioni di controllo.

Impatti economici del conflitto

Gli effetti economici sono la conseguenza del conflitto e almeno in parte sono esterni alla geopolitica.
C’è un punto che va tenuto a mente: «le sanzioni hanno sempre un effetto indiretto e colpiscono anche chi le applica».

* CEFab by CUOA è il Centro per l’Imprenditorialità e le Aziende Familiari