A cura di Francesca Bernè*
“Il credit crunch penalizza molti settori produttivi”, “Maxi pulizia sui crediti dopo l’AQR della BCE”, “Sui conti del bilancio annuale pesano le rettifiche su crediti”, “Due ipotesi per lo smobilizzo dei crediti dubbi”, “Quelle 33 banche con crediti malati sopra il 20%”, “Serva a poco iniettare capitale in una banca se questa non ha un’adeguata cultura del rischio”.…. Questi sono solo alcuni titoli di articoli presenti sui quotidiani nazionali e locali molto recenti (primi mesi del 2015), ma potrebbero essere datati anche 2014, 2013, 2012, 2011….
In The Economics of Industry (1879), l’economista inglese Alfred Marshall affermava che sono le “industrie ausiliarie che facilitano la comunicazione tra i vari rami di attività”, fornendo in modo efficiente i beni e i servizi per i quali vi sono economie di scala. Tra queste, secondo Marshall, le banche svolgono un ruolo primario, ed infatti riferendosi alle imprese ausiliarie egli affermava che “i banchieri agevolano il pagamento delle merci allo stesso modo in cui le ferrovie ne agevolano il trasporto. Ma, in più, essi trasferiscono da soggetto a soggetto il controllo del capitale, e l’aiuto che in tal modo danno agli uomini nuovi con scarso capitale proprio è forse la forza più importante che contrasti la moderna tendenza alla concentrazione della produzione nelle mani di poche grosse imprese”. La forbice dell’economia non funziona se una lama, come quella corrispondente al prestito alle imprese, viene messa fuori uso.
L’erogazione di credito e la gestione e monitoraggio del rischio associato che si genera (rischio di credito inteso come “la probabilità che un debitore non adempia alle proprie obbligazioni ovvero lo faccia in ritardo rispetto alle scadenze prefissate”) hanno assunto da sempre ed assumono tutt’oggi un ruolo centrale nell’attività bancaria.
La continua evoluzione della normativa prudenziale (si pensi alle sole novità introdotte nel 2014 e nei primi mesi del 2015 – da Basilea 3, alle disposizioni di vigilanza sul Sistema dei controlli interni, comprensive del Risk Appetite Framework – RAF, alla nuova definizione europea di default e delle nuove categorie di attività finanziarie deteriorate, ecc.) ed i cambiamenti repentini legati al business bancario, insieme ad uno scenario congiunturale molto articolato (forte pressione sulla redditività e sulla qualità del credito), sono diventati, necessariamente, fattori di attenzione strategica anche per le banche medio – piccole.
Focalizzando l’attenzione sui mutamenti avvenuti nelle logiche di gestione del rischio credito (derivati anche dai rinnovati processi di revisione e valutazione prudenziale delle Autorità di vigilanza europea– SREP o dal recente Comprenshive Assessment – AQR), è necessario chiarire come oggi il Credit Risk Management costituisca un’attività complessa, che richiede tempo, esperienza e specifiche competenze che abbracciano tutte le fasi del processo del credito.
Risulta indubbiamente riduttivo associare alla funzione di Credit Risk Management la sola attività di produzione di modelli e di sistemi di misurazione del rischio. Le nuove modalità di coinvolgimento del Risk Management (tra le quali assumono una certa enfasi le nuove attività di controllo di secondo livello sul monitoraggio andamentale del credito) richiedono alla funzione di acquisire una più completa vision del processo di gestione e controllo del credito: da mero produttore di dati, intento a descrivere l’evoluzione dei fattori di rischio e fornire resoconti sull’affidabilità del sistema, il Risk manager deve calarsi nell’attività corrente per stimolare le unità operative a rafforzare i comportamenti virtuosi e a correggere quelli deficitari, ai fini del miglioramento continuo delle fasi del processo, mantenendo sempre la propria funzione di indipendenza e di controller di secondo livello.
È fondamentale inoltre, che i soggetti facenti parte la funzione di Risk Managerment, siano dotati di particolare sensibilità e capacità anche manageriale di comunicazione, in primis verso gli Organi aziendali e di Direzione generale, attraverso una reportistica chiara, tempestiva, coincisa e costruttiva, e di collaborazione verso le altri funzioni della struttura aziendale. Si pensi ad esempio quanta distanza di norma esiste tra i principali attori della gestione del credito nelle banche (Risk Management e Crediti, intendendo anche i gestori/analisti in Rete), che per loro natura hanno punti di vista difformi, legati a funzioni obiettivo profondamente diversi e che spesso parlano linguaggi indecifrabili tra loro.
Tutte le attività relative alla gestione del rischio di credito devono essere viste in maniera integrata e tutti i progetti di intervento devono essere coordinati dal punto di vista operativo e soprattutto strategico: si pensi alla definizione delle policy del credito della banca su logiche commerciali, di diversificazione del portafoglio e di redditività corretta per il rischio, che devono trovare forte interazione e coerenza con gli obiettivi di rischio e soglie di tolleranza definite nell’ambito del Risk Appetite Framework, ovvero con gli obiettivi di allocazione del capitale, calcolato sia in condizioni ordinarie, sia in condizioni di stress e nel rispetto dei livelli di adeguatezza patrimoniale e di riserve di liquidità che la banca deve mantenere, anche in ottica previsionale (processo ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment e “prossimamente” processo ILAAP – Liquidity Adequacy Assessment Process).
Risulta pertanto evidente come il passaggio ad una struttura Credit risk oriented (o in generale Risk oriented) all’interno della banca, richieda addetti con una formazione specialistica, ma anche trasversale e manageriale, specifici assetti di governance e processi organizzativi, ma soprattutto una trasformazione di tipo culturale: sono tutti gli esponenti aziendali – Consiglieri, Sindaci, Direttori generali e finanziari, Manager commerciali, Funzioni di controllo – a dover adoperarsi, ciascuno nel proprio ruolo, per l’affermazione della “cultura” del rischio nella conduzione quotidiana della banca.
Sul tema CUOA Finance propone il corso Il credit risk management.
*Analista Credit Risk Management presso Gruppo Banca Popolare di Cividale.
In precedenza Analista del credito e credit risk manager
presso Servizio Rischi e Controlli Permanenti
di Banca Popolare FriulAdria – Credit Agricole.
Docente CUOA Finance nell’area del Risk Management.