di Elena Zambon*
«La necessità è madre delle invenzioni, è vero, ma il padre è la creatività, e la conoscenza è la levatrice», Jonathan Schattke.
Lo scorso settembre 2015, il ministro dell’Economia Padoan e il ministro per lo Sviluppo Economico Guidi hanno firmato il decreto di attuazione del cosiddetto Patent Box, che permette una tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle opere di ingegno.
Alla base di questo provvedimento c’è una riflessione fondamentale: l’innovazione è la base per la crescita di un Paese e le imprese, che dell’innovazione sono il motore, devono essere sostenute dal governo. Il legislatore, nell’introdurre questo regime fiscale di favore ha, infatti, inteso incentivare l’attività di ricerca e sviluppo, stabilendo come condizione necessaria per l’agevolazione proprio lo svolgimento o il mantenimento e l’accrescimento di queste attività.
L’ innovazione è un elemento di valutazione del grado di sviluppo di un Paese e il termometro della sua evoluzione. Le società infatti, quando raggiungono un sufficiente grado di evoluzione, riservano un posto importante all’innovazione nei loro diritti legali, proteggendola con norme adeguate; in questa prospettiva troviamo le norme che garantiscono speciali tutele per i brevetti di invenzione, i marchi, il diritto di autore e persino al know-how, a talune condizioni, perché proteggere ed incentivare le idee innovative significa assicurare lo sviluppo di un paese.
L’opportunità fiscale, sicuramente gradita dagli imprenditori, può essere quindi l’occasione per rimettere al centro dell’attenzione la capacità che hanno le nostre imprese di creare valore e per riflettere sul fatto che tale valore va coltivato e protetto da rischi sia interni che esterni, approfittando degli strumenti legali che vengono a messi a disposizione.
Considerando inoltre che la capacità di innovare è probabilmente l’unica materia prima di cui siamo davvero ricchi in Italia, valorizzare e proteggere adeguatamente questa capacità ed i suoi risultati diviene dunque non solo importante, ma perfino essenziale.
Ma cos’è l’innovazione?
L’innovazione è definita come la dimensione applicativa di un’invenzione o di una scoperta, riguarda un processo o un prodotto che garantisce risultati o benefici maggiori apportando quindi un progresso sociale. Quando se ne parla tuttavia si pensa soprattutto all’oggetto dell’innovazione stessa, sia esso un prodotto o un processo. Meno frequentemente ci si concentra sugli elementi che la determinano, sugli ingredienti costitutivi: conoscenza e apprendimento da un lato, creatività e ingegno dall’altro.
Partendo da questa riflessione, questo mi sembra il luogo adatto per fare una brevissima considerazione sull’innovazione.
I nostri imprenditori, infatti, non si sono accontentati di essere naturalmente costituiti da quella pasta tutta italiana fatta di ingegno e creatività, ma da dieci anni si sono messi in gioco per non smettere di crescere e imparare; per primi e forse istintivamente hanno capito che coltivare creatività e conoscenza significa valorizzare le energie, le idee, il merito, i talenti, e giocare un ruolo fondamentale sia per la ripresa del sistema Italia che per il benessere ed il successo delle loro imprese.
Detto ciò, gli ingredienti non mancano! Possiamo quindi, anzi, dobbiamo guardare con ottimismo al futuro del nostro Paese e delle nostre imprese e pensare davvero che “ce la possiamo fare” … e ce la faremo!
* Avvocato, docente CUOA Business School, Faculty MBA Imprenditori
Condivido che ci sono essere le premesse per vedere presto un’azienda italiana tra le prime 50 imprese più innovative dell’anno http://bit.ly/1ONFe2V