* di Ambra Galeazzo
Il legame tra Standard Work e Kaizen è ben conosciuto nella teoria del Lean Management ma spesso le aziende non riescono a tradurlo in pratica. Il key speaker del Lean Day 2016, Michael Ballé, ha recentemente postato sul suo blog un interessante spunto di riflessione su questo tema.
Partendo dalle parole di Taiichi Ohno “senza standard, non può esserci kaizen”, Ballé si chiede se le aziende sappiano veramente cosa vuol dire lavorare sugli Standard Work per fare Kaizen. Ricorda un episodio in cui, soffermatosi a guardare come il documento su cui erano riportati gli standard dell’azienda che stava visitando aveva perso colore, chiede ai lavoratori di quell’azienda da quanto non cambiassero uno standard. A quanto pare, per un intero anno gli standard non erano stati modificati. Il problema, spiega Ballé, è il forte radicamento della dottrina tayloristica del lavoro in cui ruoli e attività sono ben definiti e i lavoratori agiscono in base alle istruzioni che ricevono. Lo spirito Kaizen è l’antidoto al pensiero tayloristico. Il Kaizen si traduce in attività giornaliere di miglioramento che tutti devono compiere. Ogni volta che c’è un modo migliore per fare qualcosa, basta abbozzare il nuovo Standard Work su un foglio. Tutto questo da realizzare in una manciata di minuti, non ore o giorni. Quindi, spiega Ballé riprendendo le parole di Taiichi Ohno, va bene lavorare basandosi sulle istruzioni dello Standard Work ma, nel farlo, bisogna assumere un atteggiamento critico, capire ciò che non piace in quello che si sta facendo e avere un’idea kaizen.
Per approfondire questo tema, leggete il post del nostro Key Speaker del Lean Day 2016 a questo indirizzo:
Kaizen spirit: the antidote to taylorist bureaucratic thinking
*Collaboratrice CUOA Lean Center, Assegnista di ricerca, Dipartimento di Scienze Economiche
e Aziendali dell’Università degli Studi di Padova