Paolo Gubitta *
Nella storia, la relazione tra gli investimenti nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e la crescita della ricchezza e del benessere di un sistema economico è stata un po’ burrascosa.
Nel corso degli anni ’80, negli Stati Uniti si verificò il cosiddetto productivity paradox, ovvero una paradossale decelerazione della produttività (productivity slowdown) a fronte di ingenti investimenti in ICT. Il fatto era talmente evidente che il premio Nobel Robert Solow nel 1987 giunse ad affermare che “you can see the computer age everywhere but in the productivity statistics”.
Rispetto a quella stagione, oggi le ICT incidono veramente sul futuro di una comunità, tanto che si può parlare dell’esistenza di un IT Leverage, ovvero di un differenziale di benessere che deriva dalla dotazione e dalla diffusione capillare delle nuove tecnologie nel sistema sociale ed economico.
A livello di imprese, è ormai opinione condivisa che per ottenere questi risultati non basta installare le soluzioni IT, ma è necessario riorganizzare il lavoro, introdurre nuove pratiche manageriali e modificare in modo coerente le strategie e i processi di business. Solo a queste condizioni, le IT hanno un effetto leva sulle performance economiche, finanziarie e competitive delle imprese.
La ricerca di Unicredit “La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di nuovi mercati” mette a confronto le modalità per realizzare questo effetto leva adottate dalla imprese piccole, medie e grandi, dimostrando che la dimensione d’impresa non è un vincolo alla digitalizzazione dei processi.
* Direttore scientifico Area Imprenditorialità