di Diego Campagnolo
MBA Imprenditori visita Calia Italia e la città di Matera grazie a Marienza Calia (Allieva MBA Imprenditori 12). Diego Campagnolo, Direttore Scientifico di MBA Imprenditori di CUOA Business School e Università di Padova, ci parla del rapporto tra citta resilienti e imprese resilienti.
Piero Mezzi e Piero Pelizzaro (ospite alla cerimonia di consegna dei diplomi di MBA Imprenditori 11) in “La Città resiliente” (2016, Altra Economia Soc. Coop.) definiscono la resilienza come “l’arte di adattarsi al cambiamento trasformando incertezze in occasioni e rischi in innovazione”. È una definizione semplice, chiara, adattabile a contesti diversi. Qualsiasi organizzazione può trovarsi ad affrontare situazioni avverse che ne mettono in pericolo la crescita se non la continuità stessa. È qui che l’organizzazione mostra il proprio grado di resilienza. La resilienza di un sistema dipende dalla resilienza delle persone e dai processi che consentono di anticipare l’arrivo e successivamente gestire l’avversità. Nel tempo, il sistema svilupperà gli anticorpi della resilienza se saprà attivare adeguati meccanismi di apprendimento.
Discutere di resilienza, però, non è semplice e rischia di essere quasi tautologico: si può osservare la resilienza solo di chi le avversità è stato in grado di superarle. Molto più complesso è discutere di resilienza quando l’oggetto dell’indagine è venuto a mancare proprio perché non resiliente. Le cause della non-resilienza dipendono dal grado di resilienza (o non-resilienza) di tutte le componenti di un sistema. Tanto maggiori e interdipendenti sono le componenti, tanto minore sarà il grado di resilienza del sistema complessivo, a parità di altre condizioni.
Parlando di città, la resilienza è un concetto che oggi vediamo spesso applicato alla capacità di rispondere in modo adeguato ai cambiamenti climatici, all’inquinamento, ai cambiamenti demografici. Spesso si dice che una città resiliente è condizione necessaria (ma non sufficiente) per la resilienza delle imprese che vi operano. Un citta resiliente, infatti, assicura la cosiddetta business continuity, ovvero la possibilità per le imprese di poter garantire la loro operatività anche in condizioni avverse. Le notizie di questi giorni, purtroppo, ci fanno notare come il tema sia di grande attualità nel nostro Paese.
Qualche settimana fa, abbiamo visitato Matera, dove è stato possibile cogliere un esempio diverso del rapporto che può esistere tra resilienza della città e resilienza delle imprese. Senza nulla togliere al tema (oggettivo e pragmatico) della business continuity, la visita in Calia Italia ci ha restituito un rapporto simbiotico tra la cultura di una città e la cultura di un’impresa, sotto il segno della resilienza.
Matera, che ha più di diecimila anni di storia, è stata definita la città resiliente. Non solo perché i Sassi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco nel 1993 e perché la città sarà Capitale Europea della Cultura nel 2019 (dopo che nel secondo dopoguerra fu definita “vergogna nazionale”), ma soprattutto per una storia millenaria che racconta di una straordinaria capacità di adattamento, trasformazione e riqualificazione, esempio unico al mondo di cultura della rigenerazione urbana.
Calia Italia che ha sede a Matera è stata fondata nel 1965 da Liborio Vincenzo Calia. Attualmente l’azienda è gestita da Saverio e Giuseppe Calia oltre che dai figli (che rappresentano la terza generazione) e da un gruppo di manager. Il legame tra Calia Italia e Matera appare unico e chiaro fin dai valori della cultura organizzativa tra i quali, appunto, la resilienza. Un valore che trova concretezza nelle azioni dell’impresa: dall’innovazione costante sul prodotto e sui processi produttivi, allo sviluppo internazionale (opera infatti in oltre 80 Paesi nel mondo), ai tanti progetti di responsabilità sociale d’impresa.
Calia Italia è indubbiamente un esempio della simbiosi (positiva) che può esistere tra un’impresa e il territorio in cui si trova.