di Cristina Mascanzoni Kaiser*
Quando si vuole organizzare un evento in cantina, come consulente io raccomando sempre di partire dal target, dalla tipologia di ospiti che desideriamo partecipino o parteciperanno al nostro evento.
A differenza di un turismo ‘generalista’, il turismo del vino si compone di persone molto preparate, che non capitano all’evento casualmente e che con ogni probabilità ricercano e frequentano le cantine in Italia e all’estero. Per “fare la differenza” il prodotto, che pur deve sempre mantenere la sua centralità, da solo non basta più. Soprattutto se l’evento è pianificato in concomitanza ad altri eventi simili che rischiano di “cannibalizzare” la nostra proposta. Diventa quindi fondamentale l’originalità della nostra offerta e ancora più come questa riesca a incontrare e ‘anticipare’ i bisogni del nostro turista target.
Quali servizi aggiuntivi offriamo nel nostro evento?
I servizi e l’appeal li possiamo ottenere attraverso:
Servizi hard: ad esempio se prevediamo un tour di cantine sarà importante poter offrire un servizio di ‘accompagnamento’ che permetta anche a chi avrebbe dovuto guidare di godere del piacere del vino; inoltre se proponiamo una degustazione sarà importante scegliere cosa accompagni il vino. Dovranno sempre essere piatti e prodotti di qualità molto alta, anche quando semplici, e comunque del territorio.
Servizi soft: sempre più importanti, anche perché richiedono una maggiore preparazione e concentrazione nella realizzazione. Sono tutti quei servizi e attenzioni calibrate sulla cultura specifica dell’ospite. Se focalizziamo l’evento su turisti dei Paesi dell’Est, sarà opportuno ricordare il loro apprezzamento per i super alcolici, così come avere sommelier capaci di suggerire abbinamenti con piatti tipici della loro cucina; se invece avessimo ospiti provenienti da Olanda o Belgio sarà importante paragonare la struttura del vino proposto e le sue proprietà, rispetto alle birre che abitualmente accompagnano i loro pasti. Ovviamente è fondamentale la padronanza di una lingua condivisa e saper accogliere le persone quantomeno col saluto nel loro idioma. Offrire sempre documentazione, almeno, in inglese è un must se vogliamo riuscire ad avere successo e ottenere la fiducia dell’ospite che poi, più volentieri, seguirà i nostri suggerimenti anche su cosa acquistare.
La professionalità di chi offre il vino, di chi ospita il turista per poco o tanto tempo che sia, diventa quindi un elemento chiave e l’attività legata all’evento non sarà limitata solo al giorno dell’evento stesso, ma si articolerà in una lunga opera di pianificazione, di personalizzazione sul turista target, così da andare in scena al meglio il giorno dell’evento.
L’Italia nell’immaginario, soprattutto internazionale, è la terra delle famiglie e offrire un’atmosfera di “casa” aiuta. È quindi raccomandabile che i proprietari siano presenti. Tuttavia, se non sono a proprio agio con turisti internazionali, possono ritagliarsi un piccolo ruolo e lasciare gestire tutto al professionista, la soddisfazione in termini di risultati sarà tale da ripagare ogni ‘sacrificio’.
Infine non dimentichiamoci mai l’obiettivo: vendere il vino e soprattutto rivenderlo successivamente.
Qui entrano in gioco i servizi accessori, quali la possibilità di spedire senza extra costi il vino a casa e la facilità del riordino, magari tramite una App realizzata ad hoc. Saranno infatti le rivendite, senza sforzo, a ripagare profumatamente tutta la programmazione e le attenzioni necessarie per realizzare un evento tailor made.
*Faculty member corso executive L’ospitalità del vino, percorso di specializzazione dell’Executive Master in Wine Business