L’emergenza della diffusione del Covid-19 ci impone un grande cambiamento: ora è responsabile stare a casa, limitare il più possibile le interazioni sociali. Tutto questo ci costringe da un lato a vedere come l’alleato più potente la tecnologia, perché grazie ad essa possiamo ancora comunicare, lavorare, interagire, informarci. Dall’altro lato però ci fa comprendere quanto siano vitali per noi gli incontri, le riunioni, le strette di mano… perché siamo persone, siamo esseri sociali che amano condividere, confrontarsi, stare insieme, che trovano nel contatto con l’altro una fonte di energia e di ricchezza infinita. Non sarà per sempre, essere responsabili oggi significa tornare prima alla nostra normalità relazionale.
La tecnologia oggi è “il nostro migliore amico”
per il suo impiego abilitante, perché ci permette di continuare con il nostro lavoro di analisi e contatto, anche fuori dal perimetro fisico dei nostri uffici. È la dimensione relazionale che in qualche modo possiamo continuare a vivere che ce la fa così tanto apprezzare in questo momento. Anche attraverso i mezzi di comunicazione a distanza possiamo e dobbiamo vivere come prioritaria la dimensione che ci è più cara: il contatto con le persone.
La dimensione relazionale è il principale driver per lo sviluppo di ogni attività.
La trasformazione tecnologica ci aiuta tantissimo, perché rende facili le comunicazioni, da una parte all’altra del globo, e ci offre molti strumenti per raccogliere dati e fare analisi, in qualunque momento e in qualunque posto. Ma nulla può se non è abbinata all’unica vera dimensione non replicabile, quella umana, che racchiude in sé la capacità tutta tipica delle persone di comunicare, di dialogare, di analizzare, di leggere il dato e attribuirgli il giusto valore, nel momento in cui viene raccolto, letto, usato.
Le aziende oggi si trovano davanti a una emergenza, ma hanno anche una grande opportunità.
Imprenditori e manager possono rivedere le dinamiche di contatto con collaboratori e clienti, ricordandosi, che a distanza come in presenza, la relazione funziona se c’è capacità di ascoltare e rispondere a bisogni specifici, anche molto diversi tra loro, se ci si ricorda che dall’altra parte ci sono persone. E possono continuare a far evolvere le loro scelte di business, utilizzando i dati: la loro raccolta, la loro organizzazione, la loro interpretazione permettono di creare una strategia di contatto in grado di soddisfare questi bisogni, di costruire per i clienti e i collaboratori, percorsi guidati fatti di informazioni utili a trovare risposte, esattamente con la stessa dinamica che si crea nel contatto personale.
E anche quando la comunicazione si muove nel digitale, l’azienda deve avere l’obiettivo di dialogare “con la persona”; diventa strategico definire, insieme al modello di business, lo stile di relazione e un impianto valoriale trasparente e onesto, perché, in presenza come virtualmente, è imprescindibile creare una relazione di fiducia.
One to one, sempre. Da persona a persona.
Autore: Anna Centomo, Responsabile marketing CUOA Business School