Le imprese, nel fronteggiare l’incertezza che deriva da un contesto sempre più variabile, operano oramai da anni nell’assoluta consapevolezza di quanto la componente intangibile e in particolare quella non finanziaria, riconducibile in senso generale al tema della sostenibilità, sia sempre più presente nell’influenzare le loro strategie di governo garantendo la possibilità di creare valore nel medio e lungo termine. Allo stesso modo l’attenzione dei mercati, degli investitori e più in generale degli stakeholder rivolta agli indicatori ESG e di sostenibilità è fortemente in crescita.
Tali crescenti attese d’informazione spingono le imprese a definire dei sistemi di reporting in grado di rappresentare gli indicatori riferiti alla sostenibilità e agli altri aspetti intangibili della performance aziendale sempre più integrati con i sistemi di rendicontazione tradizionali.
E così ANDAF, coordinando un gruppo di professionisti appartenenti al mondo aziendale delle grandi e delle Piccole e Medie Imprese nonché appartenenti ad altre realtà associative, ha sviluppato un documento[1] che offre un’analisi finalizzata a definire delle linee guida comuni per la redazione della Dichiarazione Non Finanziaria, ponendosi l’obiettivo di poter essere valido strumento a supporto anche delle PMI, definendo così una tassonomia “agibile” che renda comparabili le diverse DNF.
Nello specifico, dopo una breve descrizione del quadro normativo di riferimento, il documento propone un’analisi empirica sulle DNF presentate, nel 2017 e del 2018, da un campione di venti aziende appartenenti a diversi settori con un focus mirato lungo i due principali elementi strutturali delle DNF: l’analisi di materialità e l’analisi dei rischi non finanziari[2]. L’analisi delle DNF presentate nel 2018 ha confermato le prime evidenze emerse nel corso dell’analisi 2017, evidenziando un aumento delle aziende che fanno riferimento ai UN SDG nell’ambito della propria disclosure non finanziaria per la definizione delle priorità e una crescita del numero di aziende che riportano informazioni sul dettaglio degli stakeholder coinvolti, sia interni che esterni. Migliora anche la disclosure sulle modalità di coinvolgimento degli stakeholder con evidenza delle modalità specifiche di stakeholder engagement in funzione della categoria di stakeholder coinvolto. I diritti umani sono risultati la categoria meno rilevante per le aziende.
L’attenzione del documento si è poi incentrata sugli indicatori di performance non finanziaria che permettono di misurare, per ciascun tema materiale individuato dall’impresa, i risultati conseguiti in termini di impatti economici, ambientali e sociali dell’organizzazione. Partendo dalla considerazione che questi indicatori non sono uguali per tutte le società (in quanto ciascuna li individua con riferimento al proprio ambito di business, sulla base delle attese dei propri stakeholder e dei propri criteri di performance e/o di priorità) il white paper ha voluto proporre un set di Key Performance Indicators (KPI) di agevole individuazione, facili da quantificare e monitorare a prescindere dalle dimensioni dell’organizzazione e dalle risorse disponibili con l’obiettivo di renderlo perciò facilmente utilizzabile anche da parte delle PMI.
Per giungere a tanto è stata condotta un’analisi delle griglie degli indicatori presenti su venti Relazioni Finanziarie Annuali 2017 presentate da altrettante aziende appartenenti a diversi settori.
Di queste venti società, otto hanno utilizzato le linee guida GRI G4 mentre dodici hanno utilizzato i GRI Standard. Profilo dell’organizzazione e prassi di rendicontazione sono risultati gli ambiti maggiormente rappresentati nelle griglie esaminate; la totalità delle società infatti ha fornito informazioni sulla dimensione dell’organizzazione (fatturato netto/ricavi netti, capitalizzazione totale suddivisa in obbligazioni, debiti e azioni; quantità di prodotti o servizi forniti, etc.) e la quasi totalità di queste ha fornito, tra le altre cose, indicazioni sul processo per la definizione di contenuti e perimetro del report, nonché l’elenco di tutti gli aspetti materiali identificati nel suddetto processo. Di contro, gli indicatori inerenti biodiversità, valutazione dei fornitori sulla base degli impatti prodotti e impatti ambientali diretti sono tra i meno rendicontati.
Partendo da questa analisi si è così provveduto a identificare i diversi punti di raccordo tra il Decreto Legislativo n. 254/2016 e gli Standard GRI e quindi a semplificare ulteriormente il numero dei KPI facenti parte del set sopra citato[3]
Chiarita dunque l’importanza dei KPI (o meglio degli ESG KPI) ai fini della determinazione del grado di raggiungimento degli obiettivi operativi e strategici, nella misura in cui è imprescindibile l’importanza di divulgare le informazioni non finanziarie, risulta altrettanto fondamentale che l’impresa nel fornire una convincente rappresentazione della propria strategia vi includa anche obiettivi legati ai fattori ambientali, sociali e di buona governance (ESG) esplicitando così il modello aziendale e l’organizzazione delle attività, le politiche praticate e i principali rischi, generati o subiti.
L’impresa dovrà quindi garantire la massima coerenza degli obiettivi di business con i richiamati obiettivi di sostenibilità e massimizzare la correlazione tra piano industriale e piano di sostenibilità al fine di dare evidenza della validità della propria strategia “a 360°” e di come questa possa creare valore nel breve, medio e lungo periodo.
[1] Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari. L’informativa “Non Financial”- Focus sulla Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) a 2 anni dall’entrata in vigore del d.lgs. 254/2016 in Andaf Papers quaderno n. 13 ASSOCIAZIONE NAZIONALE DIRETTORI AMMINISTRATIVI E FINANZIARI
[2] Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari. Op. Cit. Cfr. pagg. 18-22.
[3] Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari. Op. Cit. Cfr. pagg. 29-30.
Autore: Carmine Scoglio, Vice Presidente ANDAF, Responsabile Servizi Amministrativi di Poste Italiane S.p.A.
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