Le percezioni soggettive sono lo specchio di cultura, memoria ed esperienza delle persone e sono la guida dei comportamenti organizzativi, Barbara Chiavarino, Faculty Member Area Imprenditorialità, analizza la relazione tra percezioni soggettive e dinamiche aziendali all’interno delle imprese familiari.
La realtà è come ci appare, ovvero come la percepiamo.
Il complesso bagaglio di informazioni che riceviamo dall’esterno attraverso i nostri sensi, viene filtrato dal sistema nervoso, ovvero selezionato e plasmato in base alle nostre credenze, valori, esperienze, cultura, meta-modelli e memorie. Ciò che se ne ricava è la nostra verità, la lente attraverso cui percepiamo noi stessi e gli altri.
Questa percezione soggettiva è alla sorgente di pensieri, emozioni e, in definitiva, azioni e comportamenti.
È per questa ragione che le persone possono reagire in modo diverso a fronte degli stessi eventi e, in taluni casi, hanno comportamenti irrazionali.
Emblematici in tal senso sono gli studi sul processo decisionale, fra cui quelli condotti dal premio Nobel Daniel Kahneman, che hanno mostrato il potere dei condizionamenti del nostro stesso modo di pensare, sulla capacità di giudicare e di agire con efficacia.
Saper osservare e portare a consapevolezza i nostri filtri, è alla base del cambiamento. Attraverso questo processo, siamo in grado di vedere, accettare e trasformare strategie comportamentali e relazionali che, se anche adeguate in taluni ambiti e tempi, si rivelano in altri inefficaci quando non dannose.
Le imprese familiari sono un terreno in cui l’azione delle percezioni soggettive può produrre dinamiche relazionali in cui si sovrappongono i legami e le attese in termini di riconoscimento ed accoglienza proprie di un ambito familiare, con i ruoli e le aspettative in termini di performance e responsabilità proprie di una organizzazione.
Uscire dalle sabbie mobili di questa sovrapposizione, è intraprendere un percorso a tappe, di crescita individuale e collettiva che prevede:
- sviluppo della consapevolezza di ciascuno dei propri bisogni affettivi,
- accettazione di questi bisogni e loro posizionamento nei tempi e luoghi dell’affettività e della famiglia,
- assunzione cosciente di un linguaggio basato sul feedback e conseguente spostamento percettivo dal giudizio sul valore della persona (distorto dai bisogni affettivi) alla valutazione dei risultati dell’agire per competenze
- sviluppo della capacità di reciproco ascolto e della scelta consapevole della modalità di pensiero più adeguata alla situazione.
Imparare l’arte del comunicare a partire dal dare e ricevere feedback, e programmare e gestire il confronto e le riunioni utilizzando il pensiero laterale, sono due strumenti e pratiche concrete e da subito attuabili, di grande effetto.
Il linguaggio, infatti, è un filtro potente.
Imparare a scegliere un linguaggio proattivo è la base per lo sviluppo di un pensiero orientato all’innovazione e di relazioni basate sulla responsabilità nel suo senso proprio di “abilità nel rispondere” alle situazioni.
Autrice: Barbara Chiavarino, Faculty Member CUOA Business School
22 marzo 2021