Riva 1920: la sfida del cambiamento e sostenibilità in action.
Maurizio Riva racconta la trasformazione manageriale ed eco-sostenibile del marchio di arredo casa noto in tutto il mondo.
Incontrando Maurizio Riva scopro storie incredibili. Respiro estro, autentico amore per il design, per il territorio e soprattutto per la natura che è “madre”.
Il noto imprenditore mi accoglie nella mia veste di Ambassador CUOA Business School, al Riva Center di Cantù, un luogo suggestivo tra showroom e museo del legno, dove milioni di anni di storia ti scorrono davanti in pochi minuti.
In fondo alla sala, tra essenze di cedro, noce, pioppo, si staglia un monumento al legno fossile della Nuova Zelanda, il famoso Kauri, un legno scuro con venature miele che con la sua storia millenaria di 48mila anni è diventato uno dei materiali distintivi della creatività del brand brianzolo. Riva1920 è il principale cliente delle miniere di questo legno millenario che proviene da intere foreste in Nuova Zelanda sommerse da acqua e fango che ne hanno permesso la conservazione sino ad oggi, il cui cuore è tornato a battere nei preziosi elementi di arredo Riva 1920.
Maurizio Riva, con la sua consueta concretezza, si definisce un “falegname”, ma io aggiungo per onore di cronaca “famoso nel mondo”. Le sue opere portano la firma di designers di fama internazionale come Renzo Piano, Matteo Thun, Pininfarina, Citterio, Patricia Urquiola, Karim Rashid ed abbelliscono luoghi di tutto il pianeta tra cui le residenze di presidenti e personalità note come il presidente russo Putin. Lui è un visionario, una persona lungimirante che sa andare oltre l’ostacolo e pensare in grande. Per lui il legno è vita, una creatura che l’Universo ci ha generosamente donato e che va usato con parsimonia, restituendo ciò che usiamo.
Produrre con onestà per tramandare è la filosofia di Riva1920. La cura artigianale di ogni pezzo è straordinaria. Ogni sera gli operai-artigiani delle tre fabbriche ricoprono i mobili in costruzione con un drappo rosso marcato Riva per preservarli e custodirli, un rito che emana l’amore per la lavorazione del legno.
Mi siedo al famoso tavolo Pangea – l’opera che ha contraddistinto Expo 2015 – ed iniziamo la conversazione.
Maurizio Riva, Lei parla spesso di “opere senza tempo” e dell’idea di tramandare. Quanto conta la passione per creare unicità?
“Ho 67 anni, mi definisco una persona che lavora, 7 giorni su 7, che non si tira mai indietro, con passione perché credo che un essere umano sano abbia il dovere, prima di andarsene, di creare qualcosa che resta, di noi e del nostro paese. Deve lasciare una traccia e deve aiutare gli altri, questo è per me il vero sale della vita”.
Maurizio Riva, il design è un linguaggio per comunicare con le prossime generazioni?
“Certamente. Il ragionamento è semplice, quello di fare cose inusuali, anche se talvolta non sono capite. In poche parole essere innovativi, originali, con un proprio stile. Noi produciamo per tramandare, secondo la tradizione, con finiture naturali, con la partnership di grandi designers e usando legni di riforestazione e riuso. Se prendo un prodotto Riva dura nel tempo, è sempre attuale. E poi nel design c’è il carattere granitico della Brianza, persone forti, determinate”.
Tra una domanda e l’altra l’imprenditore brianzolo mi racconta la storia delle targhette personalizzate che Riva applica sui mobili forniti dai più importanti rivenditori perché siano ricordati tra 100 anni. L’attenzione verso i propri partner nel mercato è un altro aspetto caratterizzante di questa azienda, che crede nel senso di appartenenza, nell’idea di progetto condiviso con la propria comunità.
“Maurizio Riva, l’arredo di design e lusso è l’essenza del Made in Italy ed uno dei principali settori industriali: come valorizzare sempre meglio l’artigianalità?
“Produrre per tramandare ha un costo e per le piccole aziende come noi è veramente complicato produrre piccole serie. Quindi bisogna spiegare meglio i contenuti, la chiave è quella di comunicare le differenze, far capire cos’è l’artigianalità e poi servono molti capitali per aggredire i mercati e questa è la ragione per cui molte famiglie di imprenditori sono uscite dalle imprese lasciando entrare fondi di investimento. Fare mobili è difficilissimo, ci sono la ricerca, la prototipazione, i designer, le fiere.
“Maurizio Riva, voi esportate oltre il 75% della vostra produzione. Qual è l’ingrediente di tale successo?
“Serve la squadra e l’orientamento al risultato, ma soprattutto la grinta, la determinazione di raggiungere gli obiettivi di crescita insieme. Anche noi abbiamo commesso errori nel commerciale e per alcuni anni non siamo cresciuti. Poi abbiamo avuto il coraggio di guardarci dentro e di avviare il cambiamento e stiamo creando un’organizzazione con persone e compiti precisi. Le persone sono l’elemento fondamentale. La nostra azienda è ora in piena trasformazione e stiamo sviluppando strategie su tanti fronti tra cui la comunicazione digitale”. E continua: “stiamo facendo cambiamenti radicali, coraggiosi, lavorando col cuore”.
“Maurizio Riva, il rapporto con gli architetti: come scegliete i vs designers”?
“Nel 1998 ho avuto la fortuna di approcciare Pininfarina, ricordo che la macchina andava lì da sola. Poi è arrivato Renzo Piano e volavo. E questo mi ha dato un grande aiuto, da quel momento designers di fama mondiale si sono proposti per lavorare con noi, Karim Rashid ad esempio. Ma non solo, c’è poi il lavoro con tanti giovani architetti e progettisti ed i concorsi di idee, le collaborazioni con le università, le mostre, la festa del legno. Tutt’ora abbiamo il concorso dei pinetti, un modo per fare cultura. Ma vorrei fare un commento. I designer devono cambiare atteggiamento, devono aiutare le aziende, non possono essere solo le aziende che aiutano i designer a crescere. Ci sono aziende che hanno aperto loro il cuore, sarebbe bello che anche i designer proponessero le loro opere in potenziali progetti”.
La conversazione poi tocca il tema della sostenibilità. In un momento storico in cui si parla molto di eco-sistema ma anche di un’industria autoctona che non sempre mostra coerenza nei fatti, avvio questa interessante conversazione con l’imprenditore di Cantù, un vero antesignano del rispetto per l’ambiente e di politiche industriali volte a proteggere la natura.
“Maurizio Riva, il vs brand è un esempio di leadership in sostenibilità ed Eco-design, vi ripaga?”
“Premetto che per noi la sostenibilità è un valore, non una strategia di marketing. Abbiamo iniziato trent’anni fa in tempi non sospetti, dal riuso con il legno fossile Kauri che importiamo dalla Nuova Zelanda da due decenni ed acquisisce una seconda vita dopo essersi conservato per 50mila anni, al legno di riforestazione; usiamo legno massello che proviene da tagli controllati ed ogni albero tagliato per i nostri mobili viene poi sostituito da piante nuove, dato che il legno è una risorsa preziosa e in quantità finita. In questo modo alla natura viene restituito quel che ha donato. Stessa cosa con le nostre finiture che sono naturali, con olii e cere vegetali. Ma la sostenibilità non paga ancora, il mercato non sempre è pronto a riconoscere le differenze. Allora bisogna fare molta comunicazione, storytelling, promozione per fare comprendere nei fatti la sostenibilità. Noi ad esempio usiamo per gli imballi cartone con certificazione FSC (Forest Stewardship Council) e ai clienti mostriamo in sezione l’anima del mobile, facendo vedere il legno massello naturale al 100% proveniente da tagli controllati”.
“Maurizio Riva, parlando di formazione manageriale e passaggio generazionale, una fase che anche la vostra famiglia sta vivendo. Qual è il suo punto di vista?
“Anch’io ho fatto errori in questi anni e oggi dico agli imprenditori di fare attenzione alla troppa presenza della famiglia in azienda. Serve invece fare scelte di managerialità, come ho detto prima. I prodotti parlano da soli, ma per l’organizzazione servono persone che guidano il team verso la crescita, il miglioramento e fanno squadra, sapendo stare accanto all’imprenditore nelle tante sfide”.
“Maurizio Riva, cosa ci ha insegnato la pandemia e come è cambiato il concetto di casa?”
“Abbiamo riscoperto la casa, è vero, ed il nuovo lusso è abitare in uno spazio sostenibile, che ci fa stare bene. La casa è luogo di vita e anche di lavoro. Questo significa più arredi come librerie e scrivanie che però devono essere disegnati per essere inseriti in modo armonico nell’ambiente di casa. E poi abbiamo riscoperto l’essenza delle cose ed io stesso in questo periodo ho ripensato più volte ai miei maestri di vita e ai valori che ho appreso da loro”.
“Maurizio Riva, come sono cambiate le competenze e cosa serve oggi in azienda?”
“Fondamentale lavorare al miglioramento continuo. Inoltre abbiamo scoperto l’importanza della contaminazione delle idee: uscire dalla zona di comfort e portare in azienda anche esperienze di successo di altri settori. Ho portato in Riva persone che provenendo da altri mondi sanno leggere la realtà con una nuova prospettiva e proporre iniziative, adattandole al contesto. E poi lavoriamo al rispetto dei ruoli e all’ allineamento dell’organizzazione”.
Chiudiamo l’intervista parlando di fiere: “Noi puntiamo su Shenzhen in Cina – sottolinea Riva-, con il nostro partner abbiamo fatto una fiera dopo oltre un anno di fermo e abbiamo avuto 5000 visitatori di media per tre giorni”. L’ultimo commento dell’imprenditore riguarda il Salone del Mobile che riprende a Settembre 2021: “L’unica fiera che dobbiamo salvaguardare oggi è Milano”, una dichiarazione di fedeltà e primato nel Design dell’evento milanese, firmata Riva.
Autore: Alessandra Taccon, MBA e Ambassador CUOA Business School